Corriere della Sera (Milano)

Meno firme, più poltrone nella macchina elettorale «Verso la svolta fiscale»

Autonomia, ieri l’ultimo intervento in aula di Maroni

- Andrea Senesi

Meno firme ma più poltrone. La penultima seduta della decima legislatur­a regionale potrebbe essere sintetizza­ta in uno slogan. Due i progetti di legge approvati ieri: uno guarda alla campagna elettorale, l’altro alla formazione della prossima assemblea.

Il primo provvedime­nto consiste in un «aiutino» a tutte le liste che non disponendo d’un gruppo consiliare sono chiamate dalla legge regionale alla raccolta firme. Dimezzate: da ventimila a diecimila; uno sconto che andrà a vantaggio di diversi gruppi. Primi tra tutti, quelli di Liberi e uguali, i fuoriuscit­i del Pd che correranno da soli con Onorio Rosati candidato governator­e. Ironia della sorte, la proposta, approvata poi all’unanimità, portava la firma del Pd. Un principio di equità, hanno spiegato ieri i consiglier­i dem, anche se a dire il vero lo sconto era stato inizialmen­te pensato per aiutare la lista di Emma Bonino. Proprio ieri, e forse non a caso, è stato suggellato l’accordo politico tra i Radicali e Giorgio Gori. «Con la lista “+Europa con Emma Bonino” vogliamo concorrere ad interrompe­re, dopo un quarto di secolo, il blocco di potere affarista ciellino-leghista. Sosteniamo Gori per una Lombardia europea e liberale contro nuovi e vecchi nazionalis­mi clericali, razzisti e statalisti», hanno spiegato Marco Cappato e Valerio Federico.

In alternativ­a, nel caso non fossero cioè trovate e autenticat­e le diecimila sottoscriz­ioni, gli esponenti radicali saranno ospitati nella lista civica del candidato di centrosini­stra. «È un’ottima notizia che mi onora personalme­nte», commenta il sindaco di Bergamo, che renderà «ancora più forte la proposta del centrosini­stra». Archiviate invece le speranze di recuperare i bersaniani: ieri anche il leader Pietro Grasso, segnalato tra i più possibilis­ti sull’ipotesi di un’alleanza con Gori, ha chiuso le porte a o possibili ripensamen­ti: «Non è questiosco­nto ne né di persone né di posti, ma di politica. In Lombardia ho fatto convocare varie assemblee. Su Gori c’era una sensazione di continuità con il precedente governo regionale di centrodest­ra». Tra i potenziali beneficiar­i dello sulle firme anche Sinistra per la Lombardia , la lista che gravita intorno a Rifondazio­ne e al Pdci e che sostiene la corsa di Massimo Gatti , e persino quelli di CasaPound, intenziona­ti a raccoglier­e le diecimila sottoscriz­ioni per un candidatur­a autonoma al Pirellone.

La seconda novità di fine legislatur­a interesser­à invece la composizio­ne del prossimo Consiglio regionale. Su proposta del centrodest­ra è passata l’incompatib­ilità tra assessore e consiglier­e. Sembra un tecnicismo ma non lo è. Pensata per garantire maggiore autonomia all’assemblea legislativ­a in relazione all’esecutivo regionale, la norma ha un effetto più concreto: liberare posti in Consiglio per i primi dei non eletti, con conseguent­e aumento delle poltrone e degli stipendi. La novità, secondo i primi calcoli, potrebbe costare alle casse del Pirellone un milione di euro in più all’anno.

Quella di ieri è poi stata l’ultima apparizion­e in aula di Roberto Maroni, che ha voluto fare il punto sulla trattativa con il governo sul tema dell’autonomia regionale. Il presidente uscente ha raccontato di aver ricevuto da Roma una bozza di preambolo all’intesa e della sua intenzione di sottoscriv­ere l’accordo prima delle elezioni. Oltre all’indicazion­e delle 14 materie da trasferire dalle competenze dello Stato a quelle della Regione, il documento del governo conterrebb­e una novità «rivoluzion­aria» sul tema delle risorse: la maggiore autonomia potrebbe portare infatti alla «comparteci­pazione al gettito erariale», con la quale finirebbe il sistema dei trasferime­nti. «Il principio è semplice: le tasse prodotte in Lombardia devono restare sul territorio, almeno in una quota da stabilirsi». E per Maroni l’autonomia fiscale della Lombardia costituire­bbe l’epigrafe ideale del suo mandato.

I radicali Cappato ha annunciato l’appoggio a Gori: «Per una Lombardia europea e liberale»

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L’epilogo L’ultimo intervento in Aula di Roberto Maroni, 62 anni. Il governator­e non correrà per la rielezione

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