Meno firme, più poltrone nella macchina elettorale «Verso la svolta fiscale»
Autonomia, ieri l’ultimo intervento in aula di Maroni
Meno firme ma più poltrone. La penultima seduta della decima legislatura regionale potrebbe essere sintetizzata in uno slogan. Due i progetti di legge approvati ieri: uno guarda alla campagna elettorale, l’altro alla formazione della prossima assemblea.
Il primo provvedimento consiste in un «aiutino» a tutte le liste che non disponendo d’un gruppo consiliare sono chiamate dalla legge regionale alla raccolta firme. Dimezzate: da ventimila a diecimila; uno sconto che andrà a vantaggio di diversi gruppi. Primi tra tutti, quelli di Liberi e uguali, i fuoriusciti del Pd che correranno da soli con Onorio Rosati candidato governatore. Ironia della sorte, la proposta, approvata poi all’unanimità, portava la firma del Pd. Un principio di equità, hanno spiegato ieri i consiglieri dem, anche se a dire il vero lo sconto era stato inizialmente pensato per aiutare la lista di Emma Bonino. Proprio ieri, e forse non a caso, è stato suggellato l’accordo politico tra i Radicali e Giorgio Gori. «Con la lista “+Europa con Emma Bonino” vogliamo concorrere ad interrompere, dopo un quarto di secolo, il blocco di potere affarista ciellino-leghista. Sosteniamo Gori per una Lombardia europea e liberale contro nuovi e vecchi nazionalismi clericali, razzisti e statalisti», hanno spiegato Marco Cappato e Valerio Federico.
In alternativa, nel caso non fossero cioè trovate e autenticate le diecimila sottoscrizioni, gli esponenti radicali saranno ospitati nella lista civica del candidato di centrosinistra. «È un’ottima notizia che mi onora personalmente», commenta il sindaco di Bergamo, che renderà «ancora più forte la proposta del centrosinistra». Archiviate invece le speranze di recuperare i bersaniani: ieri anche il leader Pietro Grasso, segnalato tra i più possibilisti sull’ipotesi di un’alleanza con Gori, ha chiuso le porte a o possibili ripensamenti: «Non è questiosconto ne né di persone né di posti, ma di politica. In Lombardia ho fatto convocare varie assemblee. Su Gori c’era una sensazione di continuità con il precedente governo regionale di centrodestra». Tra i potenziali beneficiari dello sulle firme anche Sinistra per la Lombardia , la lista che gravita intorno a Rifondazione e al Pdci e che sostiene la corsa di Massimo Gatti , e persino quelli di CasaPound, intenzionati a raccogliere le diecimila sottoscrizioni per un candidatura autonoma al Pirellone.
La seconda novità di fine legislatura interesserà invece la composizione del prossimo Consiglio regionale. Su proposta del centrodestra è passata l’incompatibilità tra assessore e consigliere. Sembra un tecnicismo ma non lo è. Pensata per garantire maggiore autonomia all’assemblea legislativa in relazione all’esecutivo regionale, la norma ha un effetto più concreto: liberare posti in Consiglio per i primi dei non eletti, con conseguente aumento delle poltrone e degli stipendi. La novità, secondo i primi calcoli, potrebbe costare alle casse del Pirellone un milione di euro in più all’anno.
Quella di ieri è poi stata l’ultima apparizione in aula di Roberto Maroni, che ha voluto fare il punto sulla trattativa con il governo sul tema dell’autonomia regionale. Il presidente uscente ha raccontato di aver ricevuto da Roma una bozza di preambolo all’intesa e della sua intenzione di sottoscrivere l’accordo prima delle elezioni. Oltre all’indicazione delle 14 materie da trasferire dalle competenze dello Stato a quelle della Regione, il documento del governo conterrebbe una novità «rivoluzionaria» sul tema delle risorse: la maggiore autonomia potrebbe portare infatti alla «compartecipazione al gettito erariale», con la quale finirebbe il sistema dei trasferimenti. «Il principio è semplice: le tasse prodotte in Lombardia devono restare sul territorio, almeno in una quota da stabilirsi». E per Maroni l’autonomia fiscale della Lombardia costituirebbe l’epigrafe ideale del suo mandato.
I radicali Cappato ha annunciato l’appoggio a Gori: «Per una Lombardia europea e liberale»