Abusi sulle scale: 10 anni al maniaco «Curatemi voi»
Bianchi, recidivo, aggredì una ragazzina La lettera di scuse ai genitori resta sigillata
A soli 4 mesi dalla violenza sessuale commessa in un pianerottolo il 27 settembre 2017 su una ragazzina di poco più di 12 anni, arriva già la sentenza di condanna di primo grado a 10 anni di carcere con rito abbreviato per Edgar Bianchi, il 40enne che nel 2005-2006 a Genova si era reso responsabile di 19 casi di abusi sessuali valsigli all’epoca prima l’etichetta di «maniaco dell’ascensore», poi una condanna in Tribunale a 14 anni e 8 mesi in abbreviato, e quindi in Appello e in via definitiva una condanna a 12 anni, dei quali 8 scontati in carcere (dal quale era uscito tre anni fa) per l’effetto dei segmenti di liberazione anticipata e di un indulto condonante una parte della pena relativa non agli abusi sessuali ma alle collaterali imputazioni di violenza privata, lesioni personali e atti osceni.
Ieri, però, davanti alla giudice Laura Marchiondelli proprio questa recidiva specifica ha fatto aumentare della metà la pena-base, ulteriormente appesantita dall’aggravante nella violenza sessuale dell’età della vittima inferiore a 14 anni, e non bilanciata dalla concessione di alcuna circostanza attenuante. Per Bianchi, individuato dalle indagini del pm Gianluca Prisco con la Squadra Mobile e arrestato dal gip Manuela Cannavale, il computo finale di 15 anni è stato quindi ridotto soltanto del terzo legato alla scelta del rito abbreviato, fissando la pena a 10 anni di reclusione.
In udienza Bianchi si è trovato davanti ai due genitori della bambina, ai quali — è emerso in aula -— ha scritto una lettera che però i genitori (dopo averla ricevuta tramite il loro avvocato Francesca Cucino) hanno scelto per ora di non aprire, così come di non accettare i 6.000 euro di risparmi offerti da Bianchi non certo come possibile risarcimento ma solo come gesto di accompagnamento alla richiesta che ieri ha rivolto alla giudice: «Curatemi, da solo non ce la faccio», riferimento alla propria consapevolezza di non essere sempre in grado di controllare gli impulsi che lo agitano. In una occasione, ha raccontato, dopo aver toccato il sedere a una ragazza, era riuscito a fermarsi: controllo che invece non ha avuto nel caso della bambina all’uscita da scuola, peraltro in un quadro di complessi disturbi della personalità che però la stessa consulenza tecnica di parte non arriva a sostenere compromettano la sua capacità di intendere e di volere. Il difensore Paolo Tosoni ha invece accennato al fatto che l’incontro settimanale con un psicologo durante la prima detenzione ligure fosse stato un supporto troppo blando, e ha rimarcato l’importanza per Bianchi (in questo momento in carcere a San Vittore) di un trattamento terapeutico specializzato come quello sperimentato da anni dall’équipe del professor Giulini nel carcere di Bollate