Fisica, studente ritrova per caso le lettere perdute dei premi Nobel
Studente 25enne trova per caso i documenti di tre grandi scienziati sgomberando il laboratorio
Le lettere dei Nobel della Fisica «dormivano» nascoste in un armadio di via Celoria da chissà quanto tempo. Sono degli anni Cinquanta, uno studente di Scienze e tecnologie applicate ai Beni culturali le ha ritrovate per caso il 9 gennaio. Stava riordinando un armadio impolverato. «Quando ho visto le firme, non ci credevo».
Le lettere dei Nobel rispuntano — per caso — da un vecchio armadio del dipartimento di Fisica. A ritrovare la cartella con i documenti degli anni Cinquanta uno studente 25enne, Jacopo Orsilli, in una banale operazione di pulizia e riordino delle scartoffie, il 9 gennaio scorso. Siamo in Città Studi, al 16 di via Celoria, una delle sedi dell’Università Statale al centro del dibattito per il trasferimento nell’ex area Expo. Gli iscritti sono molti, lo spazio sempre meno, per questo Jacopo decide di «sgombrare un laboratorio vicino all’ufficio di Scienze e tecnologie applicate ai Beni culturali, laurea a cui sono iscritto». Tra computer antidiluviani, fotocopie e poster, spunta una grossa busta gialla. « Era sigillata, mi sono messo a frugare per vedere cosa ci fosse dentro».
Curiosità per cui è stato ripreso dalla sua docente, Letizia Bonizzoni. «Gli ho detto: “Lascia stare, non sono cose nostre e se facciamo così non finiamo più”». Ma entrambi non riescono a staccarsi dai fogli ingialliti quando leggono una firma: Wolfgang Pauli, Nobel per la Fisica nel 1945. «Era datata 1956, chiedeva a Giovanni Polvani se Keplero fosse stato membro dei Lincei». Quasi non credono all’autenticità del foglio, non danno troppo peso alla cosa e sbirciano il resto del plico per trovare conferme. Poco dopo una nuova scoperta. «La seconda lettera era scritta da Edoardo Amaldi e ancora indirizzata a Polvani, stavolta l’argomento era una fiera a Milano in cui intendeva esporre alcuni strumenti». A quel punto è chiaro che si trovano davanti a delle testimonianze autografe dei padri della Fisica europea.
«Abbiamo deciso di portare il tutto alla responsabile della biblioteca del settore, Tiziana Morocutti, che poi ha contattato il professore di Sto- ria della Fisica, Leonardo Gariboldi». Con la loro consulenza è più semplice ricostruire il legame tra i personaggi e scoprirne un terzo, di nuovo Nobel, Nevill Francis Mott.
Come mai quelle carte tutte insieme e perché se ne erano perse le tracce? « Il punto d’unione è Polvani — spiega Gariboldi — che lavorò qui e in quegli anni era presidente della Società italiana di Fisica. Un punto di riferimento per la materia». Un ritrovamento del tutto fortuito, secondo il docente, «perché è raro che in università ci siano spazi non sfruttati e ancor di più trovare fogli di quasi settant’anni fa.In Italia c’è poca cultura della conservazione dei documenti scientifici. Una sorpresa positiva vedere che stavolta le carte sono sopravvissute nel tempo».
Le lettere, ora in mano a Gariboldi, saranno inserite nei fondi già presenti nel dipartimento così da essere consultabili. «Il patrimonio bibliotecario di questo settore è piccolo ma importante — specifica la responsabile Morocutti —, puntiamo a digitalizzarlo per renderlo più fruibile». Cosa che, con strumenti diversi, Jacopo ha già fatto. « Dopo il ritrovamento ho pubblicato la foto dei fogli su Facebook, nella pagina del mio corso di laurea. Ero orgoglioso ed emozionato». Per chi, come lui, studia l’applicazione delle tecniche scientifiche ai beni culturali, un ritrovamento di questo tipo vale più di un 30 e lode. Anche il professor Gariboldi si metterà all’opera per «approfondire grazie agli scritti l’attività del Gaifum, un gruppo di studiosi attivo in quegli anni a Milano e poi scomparso».