TRASPORTI UNA CURVA STRETTA
L’intervista dell’economista Andrea Goldstein pubblicata sul
Corriere di lunedì e l’annuale Rapporto Pendolaria a cura di Legambiente ci spingono a una riflessione sul tema dei trasporti in città e in Regione. Molte sono le novità dell’economia reale che rendono pressante questo tipo di dibattito: innanzitutto la ripresa che decimale dopo decimale ha conquistato un suo rilievo quantitativo, poi la crescente incidenza dei flussi di persone e merci dentro l’economia post-crisi e infine il rafforzamento del ruolo-calamita di Milano rispetto ai territori del Nord. La tesi di Goldstein è che la città stia sottovalutando il tema delle infrastrutture a cominciare dall’incredibile ritardo sulla linea del Gottardo che non rende possibile utilizzare a breve la tratta per Zurigo come una sorta di metropolitana verso il cuore dell’Europa. Aggiungiamo che bisognerà attendere ancora diversi anni prima di avere un collegamento in Alta Velocità con Venezia e che il successo del traffico passeggeri con Bologna/Firenze/Roma sta determinando ritardi negli orari a causa dell’allungamento delle operazioni di salita e discesa nelle stazioni intermedie. Come conseguenza di quest’analisi per il capo economista di Nomisma c’è bisogno di più investimenti pubblici orientati in direzione di quella «cura del ferro» che dovrebbe servire quantomeno a mitigare due fenomeni negativi: l’intasamento delle tangenziali attorno a Milano e l’alto livello di inquinamento dei territori attorno all’asse della A4.
Passiamo al rapporto Pendolaria dal quale apprendiamo che la Lombardia capeggia la classifica del viaggiatori giornalieri su ferrovie locali e regionali con 735 mila unità che fanno registrare un incremento dal 2011 al 2017 del 13,1%. Numeri sicuramente lusinghieri ma che possono essere ancora largamente migliorati (togliendo vetture dalle tangenziali e dalle autostrade). L’obiettivo è addirittura il raddoppio per arrivare a 1,5 milioni di viaggiatori al giorno su ferrovia entro il 2030. Insomma Legambiente sembra pensarla come Goldstein e sostenere l’intensificazione della cura del ferro. Anche a scapito degli investimenti in strade e autostrade che negli ultimi 15 anni «hanno fatto la parte del leone». Pur riconoscendo che Milano ha la più alta dotazione di metrò in Italia e ne sono in costruzione altri 17 chilometri il rapporto sostiene che «anche qui occorre accelerare nella realizzazione di una rete sempre più diffusa di trasporto su ferro». Infatti per raggiungere la dotazione media di una città europea «con i ritmi previsti dai finanziamenti occorrerebbero 15 anni». Quanto ai flussi dei passeggeri è difficile contestare che il treno sia la soluzione migliore. E non solo per i pendolari. Lo straordinario successo dell’Alta Velocità anche il sabato e la domenica sta a dimostrare che la tecnologia non ha ucciso il viaggio, anzi la moltiplicazione dei contatti online induce le persone a muoversi di più e a incontrarsi. Il potenziamento del ferro è quindi la risposta giusta sia per dare risposte alle esigenze dei pendolari sia per intercettare questi flussi e renderli compatibili con gli obiettivi di sistema a cui aveva accennato Goldstein. Più complessa è l’analisi sul traffico delle merci. Oltre alla ripresa del Pil di cui abbiamo parlato, ad aver aumentato nettamente la movimentazione in autostrada hanno concorso altri due fenomeni che non sono di breve periodo. La riorganizzazione dei cicli produttivi non più organizzati nelle grandi fabbriche-cattedrali ma diffusi lungo filiere che privilegiano la qualità dei fornitori rispetto alla mera prossimità. Il successo crescente dell’e-commerce sta tirando anch’esso nella stessa direzione e quindi il trasporto su gomma appare almeno per ora vincente. Tutto ciò vuol dire che è illusorio parlare anche per questo segmento di «cura del ferro»? E che di conseguenza è illusorio pensare di poter togliere una quota di Tir dalle tangenziali? Vale la pena discuterne anche in un periodo in cui la campagna elettorale sembra convogliare altrove tante energie.