LA SCELTA DEL CARDINALE SCOLA E UN LAVORO CHE NON FINISCE MAI
Gentile Schiavi, in famiglia ci siamo chiesti se il cardinale Scola, dopo aver lasciato la cattedra di Ambrogio, è stato chiamato a ruoli nuovi nella Chiesa o ha scelto il pensionamento. Non credendo a quest’ultima ipotesi, lo chiedo a lei. Gianfranco Tomai
Caro Tomai, il cardinale Scola si è ritirato a Imberido, nella canonica lasciata vuota dal vecchio parroco: farò il prete in un paesino, aveva detto al collega Aldo Cazzullo nell’ultima intervista. In realtà starà studiando, pensa lei, dubitando delle intenzioni low profile. Magari starà approfondendo le riflessioni già condensate nei suoi libri sui temi della famiglia e del meticciato, oppure svolgerà nuove missioni legate a un ruolo ecclesiastico. Debbo rispondere che per ora le intenzioni annunciate sono confermate dai fatti: il cardinale a Imberido confessa, celebra l’eucarestia, è stato recentemente a benedire gli animali in occasione della festa di Sant’Antonio. È uscito con stile dall’Arcivescovado, in punta di piedi. E anche in occasione dell’Ambrogino, ricevuto dal Comune, ha rispettato l’understatement. Un certo oblio diciamo che sta nelle cose: un cardinale di Milano è ingombrante dovunque lo si metta, e se si sovrappone al suo successore certamente non lo aiuta a inserirsi nella comunità. Martini andò a Gerusalemme dopo 22 anni e un’impronta fortissima sulla città. Tettamanzi si trasferì di buon grado a Triuggio e accettò per un breve periodo il ruolo di commissario straordinario della diocesi di Vigevano. Quanto a Scola, il temperamento, per sua ammissione, non lo ha aiutato molto. Apparentemente freddo, un po’ altero, è apparso distaccato, poco sciolto nel rapporto con Milano. Condizionato dalla vicinanza a Comunione e liberazione, pur avendo lasciato ogni responsabilità dal ‘91, ci ha messo un po’ prima di sgelarsi. In aggiunta c’è stata la nomina del nuovo Papa, Francesco, con il conseguente assestamento. Però è stato il cardinale dell’Expo, è questo non si può dimenticare. È lui quello che ha detto «Milano ha bisogno di riconoscersi in un nuovo umanesimo». Parole che hanno pesato, offrendo spunti di riflessione sulla fame nel mondo e sulla cultura dello scarto, lanciando anche il messaggio del Refettorio ambrosiano sull’equità del cibo sano, che non deve escludere, ma avvicinare. L’incoraggiamento di Scola è stato certamente di aiuto al sindaco Sala, nei momenti difficili da commissario straordinario. Infine: non esiste il pensionamento. Lo vada a trovare. gschiavi@rcs.it