UNA STORIA TUTTA MILANESE
La nomina a senatrice a vita di Liliana Segre è una bellissima notizia per il Paese, ma ancor più per la città. Milanese — il nonno Giuseppe, fondatore della Croce Verde, papà e zio ufficiali del regio esercito — è da una scuola elementare (la Ruffini), dove frequentava la seconda elementare, che fu espulsa per l’abominio delle leggi razziali. È da San Vittore che fu tradotta, a 13 anni, al binario 21, per essere caricata su uno dei vagoni dei viaggi della morte. «A calci e pugni fummo caricati su un camion e portati alla stazione Centrale. La città era deserta. I milanesi non provarono pietà per noi come i detenuti: se ne restarono in silenzio dietro le loro finestre. Ricordo che il camion percorse via Carducci, e io che ero in fondo, all’incrocio con corso Magenta scorsi la mia casa per un attimo, rivedendola dopo tanto tempo… Poi il camion attraversò la città, fino a imboccare il sottopassaggio di via Ferrante Aporti, e ci ritrovammo nei sotterranei della stazione, binario 21. (…) migliaia di persone sono partite da quei binari e non hanno fatto ritorno». Così racconta l’internata 75190, oggi senatrice a vita. Il Paese restituisce l’onore e la dignità a quella bambina additata dalle compagne di scuola come l’ebrea espulsa che doveva vergognarsi, che bisognava evitare. Milano riabbraccia quella bambina di otto anni, la testimone che ha voluto dedicare gran parte della propria opera ai ragazzi, e si ricongiunge così alla sua storia di città Medaglia d’oro della resistenza.