Il dialetto sui cestini dell’immondizia fa esplodere la «guerra» dei rifiuti
Lodi, polemica sullo slogan «Fa no el vunciòn». Il Pd: denigratorio per i cittadini
Quello più visibile è agganciato al semaforo del ponte sull’Adda. Due ragazzi passano, leggono e ridono. La parola vunciòn — traduzione letterale dal dialetto lodigiano: «sporcaccione» — risalta a caratteri cubitali sullo sfondo giallo degli adesivi scelti dal Comune di Lodi per la nuova campagna contro l’abbandono selvaggio dell’immondizia. Fa no el vunciòn nell’idioma locale significa «non fare lo sporcaccione».
Ed è proprio al dialetto lodigiano che l’amministrazione — manco a dirlo, di matrice leghista — fa appello per affrontare un problema che, soprattutto nell’ultimo anno, è esploso con particolare virulenza in tutti i quartieri della città: dei 650 cestini portarifiuti di cui è disseminata Lodi non se ne vede uno che non sia pieno all’inverosimile di sacchetti di cellophane stracolmi di rifiuti casalinghi, bottiglie di plastica, scarti di cibo, cartoni della pizza, perfino ingombranti. Nell’ultima settimana gli addetti del Comune hanno cominciato ad applicare ai cestini standard da 30 litri gli adesivi della nuova campagna in dialetto del Comune.
L’appello ai lodigiani a non fare i vunciòn è seguito da una comunicazione in italiano che ricorda come a Lodi sia attivo il «porta a porta» e avverte che le sanzioni vanno da 50 a 300 euro: «Serviva un messaggio provocatorio che richiamasse la popolazione all’attenzione e al senso civico — informa l’assessore alle Politiche ambientali Alberto Tarchini —. In più non ci costa che poche centinaia di euro. Il dialetto? È solo un messaggio goliardico e non offensivo, il resto delle informazioni è scritto in italiano ed è perfettamente comprensibile da tutti». L’appello dialettale ai vunciòn è in ordine di tempo l’ultima delle iniziative che amministrazione comunale e la società che gestisce il servizio
«Serviva un messaggio che richiamasse la popolazione al senso civico»
di igiene urbana (Linea Gestioni) hanno messo in campo contro la piaga dell’abbandono indiscriminato dei rifiuti. Si va dalle campagne informative alle maniere forti (311 multe in sette mesi per «mancata differenziazione dell’immondizia»), dai «detective» dell’ambiente alle fototrappole. Gli addetti alla nettezza urbana svuotano cestini due volte alla settimana, ma evidentemente non basta. Gli stessi adesivi promozionali non sono una novità, ma visto che i messaggi istituzionali («Lo faresti a casa tua?», «Chi più spande più spende») fino a oggi non hanno prodotto risultati soddisfacenti Palazzo Broletto ha deciso di chiedere una mano al dialetto.
La provocazione però non è piaciuta a tutti. Luca Degano del Movimento 5 Stelle la ritiene «una campagna ridicola, che mette alla berlina i lodigiani», mentre per il capogruppo pd Simone Piacentini «l’amministrazione Casanova dovrebbe optare per politiche più serie, eliminando ad esempio gli aumenti della Tari introdotti dal commissario prefettizio». Anche qualche residente arriccia il naso: c’è chi definisce «denigratoria per i lodigiani» la campagna di sensibilizzazione sottolineando come l’informazione dovrebbe essere ampliata a tutte le lingue vista la forte presenza di popolazione straniera (il 13,5% secondo gli ultimi dati Istat) che «non ha alcuna possibilità di capire il dialetto». Insomma gli adesivi «anti vunciòn » non piacciono a tutti ma fanno discutere: sono già comparsi in molte zone periferiche come Olmo, Città Bassa e Oltreadda e presto verranno applicati a tutti i cestini con capacità 30 litri, compresi i 55 di fresca installazione che hanno portato il conto totale a quasi 700. «Nelle prossime settimane ne sono attesi ulteriori trenta da 70 litri, così ogni angolo della città sarà coperto», rivela Tarchini. Senza messaggio in dialetto, però: quello è riservato solo alle misure standard.
Provocazione