Le violenze seriali del tassista abusivo «Fate denuncia»
Davanti all’Old Fashion. Si temono molti casi
Due casi accertati. Ma se ne temono di più. La Procura e la Squadra mobile della Polizia, dopo l’arresto del trentenne albanese tassista abusivo che ha violentato due clienti all’uscita dall’«Old Fashion» di viale Alemagna, invitano tutte le altre eventuali giovani che ancora non hanno denunciato, a farsi avanti. La paura è che ci si trovi dinanzi a un maniaco seriale che ha sparso il terrore nel mondo della «movida» milanese.
Immigrato in piena regola grazie al permesso di soggiorno. Imprenditore di medio cabotaggio nell’avviata pizzeria di famiglia a Legnano. Tassista abusivo nelle notti milanesi delle discoteche. Maniaco seriale: il maniaco del cuore rosso, per via di quel ciondolo appeso allo specchietto retrovisore della sua Fiat Punto che ha permesso agli investigatori di catturarlo.
Il silenzio del colpevole
Quando l’hanno preso, questo trentenne albanese è stato zitto. Convinto magari della propria impunità. La sua parola contro quella delle ragazze che l’hanno riconosciuto negli album foto-segnaletici mostrati dai poliziotti. Ma gli converrà, se vuole difendersi o quantomeno almeno provarci, che ritrovi la voce. Contro di lui, a seguire l’impianto accusatorio della Procura e della Squadra mobile, c’è tanto. Tutto. Perché c’è la prova del Dna a incastrarlo e a collegarlo per intanto a due stupri: uno nel luglio 2016 e l’altro, quello che in seguito alla visita in Mangiagalli della vittima e alla sua denuncia ha «innescato» la caccia, lo scorso novembre. Due casi. Col primo rimasto insoluto e «riacceso» proprio dalle tracce di profilo genetico. Due dunque. Un numero provvisorio. Gli inquirenti temono che gli episodi possano essere di più. Da qui l’invito-appello: «Fatevi avanti, lui non potrà più farvi del male». C’è il timore che, considerato il lasso temporale degli stupri accertati — l’«esordio» è appunto di un anno e mezzo fa — e il modus operandi dell’albanese, Milano sia davanti a uno dei più efferati criminali seriali degli ultimi tempi. E il «bacino» entro il quale si muoveva, fuori dalle discoteche e in particolare dall’«Old Fashion» di viale Alemagna, ha una condizione di partenza «estrema»: quante altre ragazze ha trovato e fatto salire sul taxi intontite dall’alcol, incapaci di reagire?
L’attesa delle «prede»
Viale Alemagna e «Old Fashion», abbiamo detto. Aggiungiamo l’orario: tra le quattro e le cinque di notte. Infine, le «prede»: le due ragazze, un’italiana e una straniera, tra i venti e i venticinque anni. L’albanese, di cui per volontà della Procura non sono state diffuse le generalità e se ne ignora il motivo, si appostava vicino a un chiosco. Usciva dalla macchina e attendeva. Non si faceva «problemi» quando si presentavano piccoli gruppi di amiche. Accompagnava regolarmente la ragazze a casa, guidava con fare professionale e restava da solo con l’ultima. Diminuiva la velocità, in cerca di un luogo isolato (poteva essere un parcheggio come una stradina secondaria), spegneva la macchina, raggiungeva sui sedili posteriori la vittima, la stuprava, rimetteva in moto e la portava a destinazione.
Quei racconti parziali
Lo stato iniziale di alterazione psico-fisica delle ragazze, che di quell’orrore hanno avuto dei flash, ancorché lacunosi, dopo essersi risvegliate l’indomani, oltre a impedire loro una minima opposizione ha provocato, in fase di denuncia, una ricostruzione sommaria che non ha permesso di svelare la «presenza» di minacce e percosse. Per fortuna, una delle vittime aveva per caso girato a bordo un video col cellulare. Nel video, gli investigatori hanno potuto «estrapolare» un frame che mostrava il cuore rosso sotto lo specchietto. L’albanese aveva trascurato quel «particolare» o era convinto che le giovani non avrebbero mai ricordato nulla e, magari, nemmeno denunciato. Non è successo. E potrebbe essere solo l’inizio.