VOTIAMO LA FIDUCIA AI GIOVANI
Quanto è stridente la cronaca dei giovani che al ritorno dalla movida devastano treni e stazioni del metrò tra alcol e spinelli e il richiamo dell’arcivescovo Delpini ai diciottenni per un impegno nella politica e nella società. Con l’augurio che l’essere maggiorenni sia una festa, non un carico gravoso. Una sfida contemporaneamente sia alla falsa allegria provocata dalla notte brava, sia a quella politica che si vuole distante e oppressiva. L’impressione di non poter far niente, di non contare va superata con la gioia di esserci. La diocesi da tempo, a cominciare dalle scuole di formazione all’impegno sociale e politico volute dal cardinale Martini, ha indicato la via per costruire una società non matrigna. Ora l’appello. Ineludibile.
C’è bisogno di cambiare, dice Delpini, e nessun futuro può fare a meno dei giovani, che dopo la difesa dei propri diritti devono farsi carico dei doveri di ciascuno. Si chiama esercizio delle responsabilità, quello con cui si sono confrontate le generazioni che hanno consumato il ritornello «libertà è partecipazione» cantato da Gaber. Ora la disaffezione al voto è una costante di ogni elezione. E tocca in gran parte i ragazzi. Scarsa appartenenza alla comunità, indifferenza al bene comune che il monito di Delpini mette a nudo e sul quale ogni componente cittadina deve lavorare. Lasciare indietro i giovani durante il cammino è certezza di non arrivare alla meta. Procedere assieme a loro è anche la soluzione alle notti da riempire con bravate insensate.