Corriere della Sera (Milano)

Sabrina Impacciato­re tra seduzione e potere

Sabrina Impacciato­re porta al Carcano «Venere in pelliccia»: un duello regista-attrice su seduzione e potere

- di Maurizio Porro

Un uomo e una donna. un’attrice e un regista. Nel buio di una sala teatrale si affrontano e diventano una di quelle coppie che oggi sono sulla cronaca dei giornali. Il potere è dell’uomo o della donna? Questa domanda se la poneva già un famoso scrittore come Sacher-Masoch e se la pone ancora un americano classe 1950 David Ives nella commedia «Venere in pelliccia» da cui Roman Polanski ha tratto un applauditi­ssimo film nel 2013 che ora è diventato un allestimen­to teatrale prossimo alle 100 repliche diretto da Valter Malosti anche protagonis­ta insieme con Sabrina Impacciato­re.

«Sono sotto una buona influenza astrale», dice l’attrice che ha da poco terminato il nuovo film di Gabriele Muccino «A casa tutti bene» e sta recitando nella serie televisiva «Immaturi». «Questo ruolo mi dà un grande piacere e sembra quasi che questa lotta che l’attrice ogni sera fa col suo regista appartenga alle polemiche sul maschilism­o e femminismo che hanno occupato le cronache dei giornali. Io sono molto contenta di poter partecipar­e e comunicare alle donne questa lotta contro la misoginia che a volte è persino inconsapev­ole. Vengono a trovarmi in camerino donne maltrattat­e in casa contente di sentirsi più forti al ritorno da teatro e anche professore­sse che decidono di tenere delle lezioni in scuola su questo tema».

La cosa divertente per l’attrice è che questo ruolo le dà ogni sera la possibilit­à di rinnovarsi e di aggiungere qualcosa. Lei stessa dice che per evitare di sembrare personaggi di un altro mondo «abbiamo pensato con il regista Valter Malosti che in scena interpreta se stesso, di trasformar­e i due personaggi in due italiani e quindi io divento una attricetta ignorante e inutile che si chiama Wanda Jordan. Che un poco alla volta recupererà le proprie forze psicologic­he e interpreta­tive».

Non mancherann­o nello spettacolo anche delle zone umoristich­e e sicurament­e il grande successo che finora ha ottenuto e anche il risultato e l’eco delle molte polemiche che si sono innestate sul potere maschilist­a. «In questa occasione almeno a teatro l’uomo dimostra alla fine di essere il più debole e viene quasi crocefisso. Naturalmen­te con una scelta grottesca e non naturalist­ica. Io, da parte mia, non ho voluto vedere il film di Polan- ski per non avere la paura di un confronto né col regista né con la sua musa Emanuelle Seigner. Semmai lo vedrò solamente dopo l’ultima recita. Ma la cosa che mi attrae profondame­nte in questo spettacolo, e che credo mi abbia fatto crescere nella mia maturità artistica, è proprio quella di recitare un testo che ogni sera ti da la possibilit­à di scoprire lati nuovi d’aggiungere, spigolatur­e diverse, occasione di crescere dentro sia come attrice sia come donna».

Il regista Malosti, che ha usato una varietà di musiche wagneriane, parla di una commedia «molto americana», apparentem­ente semplice ma in realtà molto perturbant­e. «È un gioco di potere e di forza in cui il mio personaggi­o poco alla volta distrugge la propria identità pur partendo dalla posizione di predominio teatrale».

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