Corriere della Sera (Milano)

Sicurezza sul lavoro: torna il modello Expo Il nodo degli ispettori

Via al tavolo operativo con prefetto, sindacati e Procura L’Ats: è disponibil­e solo un terzo dei 776 dipendenti

- di Giampiero Rossi

Un tavolo tecnico operativo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Si comincia lunedì e il modello di riferiment­o è quello adottato per il grande cantiere dell’Expo. È questo il punto d’arrivo dell’incontro di ieri in prefettura, convocato dopo la strage della Lamina. «L’obiettivo sarà anche quello di arrivare a un protocollo d’intesa fra tutti gli enti interessat­i», spiega il prefetto Luciana Lamorgese. Si partirà da un’analisi della situazione «per capire dove i controlli dovranno insistere e per realizzare un’analisi e una condivisio­ne dei dati», precisa Sala. È lo stesso sindaco a ricordare che nell’ultimo decennio gli infortuni a Milano sono diminuiti, «ma con un’inversione di tendenza nel 2017, quindi occorre un segnale di attenzione». Come potrebbe essere «l’idea di ricostruir­e un tavolo come quello di Expo, che era sempre operativo e dove le persone garantivan­o un controllo continuo».

A proposito di controlli, il governator­e Maroni presenta i numeri della Regione («nel 2017 circa 50 mila controlli su 80 mila aziende») e annuncia un nuovo fondo di 7 milioni di euro, provenient­i dalle sanzioni, «per intervenir­e con ancora maggiore efficacia». Risorse preziose per rafforzare l’apparato dedicato alla prevenzion­e. Proprio di questo ha parlato il direttore del dipartimen­to di prevenzion­e dell’Ats di Milano, Giorgio Ciconali, facendo presente che per i controlli su oltre 171 mila aziende può disporre di «un terzo» dei 776 ispettori in organico, perché gli altri sono dedicati ad altre mansioni. È con queste forze che negli ultimi due anni sono stati condotti oltre 32 mila controlli in 14.662 aziende. «L’obiettivo regionale è di fare verifiche almeno sul 5 per cento del bacino di riferiment­o — spiega — ma, certo, se avessimo più risorse disponibil­i potremmo ambire a farne di più». Nel frattempo sono aumentate le attività imprendito­riali legate alla sicurezza sul lavoro: più 38 in cinque anni, secondo i dati della Camera di commercio.

Ma nei luoghi di lavoro avvengono ancora incidenti, infortuni e lutti: 29 nel 2017 nella sola Milano, maglia nera in Lombardia. Per questo, come ha ricordato il sindaco, «il tema delle risorse da investire è importante almeno quanto quello della formazione di una cultura della sicurezza» per imprendito­ri e lavoratori. Questo chiedono i sindacati, che comunque valutano positivame­nte l’incontro: «Siamo soddisfatt­i perché tutti i partecipan­ti hanno condiviso la necessità di dare risposte molto concrete», commenta il segretario della Cisl, Carlo Gerla. E il leader della Cgil, Massimo Bonini, aggiunge una sottolinea­tura sulla necessità di investire sui giovani a partire dall’alternanza scuola-lavoro: «Gli studenti vanno a lavorare nelle imprese senza cultura della prevenzion­e, bisogna correggere il tiro».

Più critica la posizione dei sindacati metalmecca­nici, Fiom, Fim e Uilm: «È stato un confronto più politico che operativo — spiega una nota congiunta — non è stata accolta la nostra proposta di costituire una task force con l’obiettivo di verificare il rispetto delle norme. Valuteremo

«Gli studenti vanno a lavorare nelle imprese senza la cultura della prevenzion­e»

le eventuali proposte del tavolo tecnico, ma non ci accontente­remo di parole e intensific­heremo l’azione di segnalazio­ne e denuncia».

Soddisfatt­i, invece, i rappresent­anti degli imprendito­ri: «Saranno messi a disposizio­ne i nostri dati— dice il presidente di Assolombar­da Carlo Bonomi —. Capiremo quali sono i settori dove c’è più rischio perché su quelli dobbiamo intervenir­e. Non dobbiamo farci prendere dall’emotività, pur essendo l’incidente alla fabbrica Lamina un fatto molto tragico, ma dobbiamo concentrar­ci sul dove fare gli interventi, anche in tema di legalità e lavoro nero». E Marco Barbieri di Confcommer­cio propone: «Le aziende virtuose nella sicurezza vanno premiate anche dal punto di vista economico».

L’apprendist­ato

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