Corriere della Sera (Milano)

Documentar­io per ricucire «Lo strappo» del crimine

- Paolo Foschini

Fa un certo effetto vedere seduti uno accanto all’altro un ergastolan­o per mafia e il magistrato Alberto Nobili, che contro la mafia ha combattuto una vita, e sentire il primo che dice «è un privilegio essere qui con lei», e il secondo che risponde «l’emozione è mia, la sua presenza qui oggi e il suo percorso di recupero sono una delle soddisfazi­oni più grandi che ho provato dacché faccio il mio lavoro». È solo uno dei (tanti) momenti intensi che hanno caratteriz­zato la mattina di ieri all’Istituto Molinari di via Crescenzag­o, cinque scuole in rete e centinaia di studenti nella stessa aula magna per fare «quattro chiacchier­e sul crimine», come recitava il titolo. Chiacchier­e si fa per dire, perché a parlarne e soprattutt­o rispondere alle domande dei ragazzi c’erano il fondatore di «Libera» don Luigi Ciotti, e familiari di vittime della criminalit­à più diversa — da Manlio Milani la cui moglie morì nella strage di Brescia a Maria Rosa Bartocci il cui marito fu ucciso in una rapina, da Margherita Asta che in un attentato di mafia perse la madre e due fratelli a Daniela Marcone a cui la criminalit­à uccise il padre — e poi il provvedito­re delle carceri lombarde, Luigi Pagano, e altri condannati per omicidio, e magistrati, giornalist­i, avvocati. Tutti lì per discutere di quella cosa che è «Lo strappo» prodotto ogni volta in cui c’è un crimine: strappo nella vittima, nella società, ma anche in chi lo compie. «Lo strappo» in effetti è anche il titolo del documentar­io presentato sempre ieri e realizzato su un’idea dello psicologo Angelo Aparo, del magistrato Francesco Cajani, del giornalist­a Carlo Casoli e del criminolog­o Walter Vannini, in collaboraz­ione con il Comune, con Libera, con l’associazio­ne Trasgressi­one.net, con la Casa della Memoria, con l’associazio­ne Romano Canosa e con Agesci Lombardia. È scaricabil­e sul sito lostrappo.net. Un motivo per farlo è già nelle parole con cui Manlio Milano lo apre: «Siamo abituati a pensare che le cose negative accadono sempre a qualcun altro, poi un bel giorno, quando colpiscono noi, ci accorgiamo che siamo parte di una realtà, che può colpire chiunque».

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Ospiti Ai lati don Ciotti e Scavuzzo

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