Corriere della Sera (Milano)

Dieci live acid-jazz con gli Incognito

- Paolo Carnevale

Il movimento brit-funk degli anni Ottanta ha vita breve. E così, dopo un solo album, gli Incognito di Jean-Paul Maunick, detto «Bluey», scompaiono per dieci anni e affinano la loro idea musicale fino alla nascita dell’acid-jazz, genere del quale ancora oggi sono considerat­i i più autorevoli rappresent­anti. Il disegno è sempre quello di sviluppare la fortunata ricetta di «Don’t you worry ‘bout a thing», cover di un brano di Stevie Wonder che ha dato loro il successo internazio­nale nel 1992, ossia un soul-funk patinato ma non troppo, ballabile ma non proprio discotecar­o, meno vicino al pop da classifica che le major sfornano a raffica, e più vicino al jazz. Lo storico gruppo inglese, in più di 35 anni di carriera e 16 album alle spalle, ha visto alternarsi decine di musicisti e cantanti, sempre capitanati da Maunick, 60enne vocalist e chitarrist­a originario di Mauritius, unico tra i fondatori della band ad essere rimasto nella lineup. L’ultimo disco di questo maxigruppo, che attualment­e conta dodici elementi, è «In search of better days», album di 14 brani che sarà presentato dal vivo con ben dieci concerti, da stasera a sabato, al Blue Note (via Borsieri 37, ore 21 e 23. Ing. 42/47 euro. Tutti sold out i live delle 21) . Il loro modello musicale ha poche tracce di rinnovamen­to, ma ancora tanta classe, in un’ondata di brani di easy listening.

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Ritmi black Gli inglesi Incognito

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