Corriere della Sera (Milano)

Al via «Writers», tre giorni a tu per tu con gli scrittori

Dal legame con Milano alla stesura dei suoi libri Parla Milo De Angelis ospite della rassegna

- di Alessandro Beretta

Poeta milanese, insegnante nel carcere di Opera, Milo De Angelis ha raccolto di recente i suoi versi nel volume «Tutte le poesie (1969-2015)» (Mondadori) confermand­osi come maestro. Al Festival Writers, De Angelis dialoga domenica alle ore 15 con Viviana Nicodemo, regista del documentar­io a lui dedicato «Sulla punta di una matita» e proiettato a seguire.

Le sue opere hanno cadenza quinquenna­le. Mentre compone, vince l’attesa o la sorpresa?

«Vince l’attesa – un’attesa stringente e ossessiva – finché non si inizia a scrivere. Poi vince la sorpresa, che a volte si fa terremoto. Cito Marina Cvetaeva: «Finché non cominci – obsession, finché non finisci possession».

Lei scrive che la spirale è la forma geometrica che disegna il tempo vissuto da un poeta, nel rapporto tra ricordo e scrittura. Come?

«Il cammino lungo un cerchio ci fa ritornare al punto di partenza. Quello lungo una spirale ci permette di costeggiar­e il cammino precedente e di tornare negli immediati dintorni. Siamo abbastanza vicini per sentirlo, ma anche abbastanza lontani per vederlo. E forse è questo che consente la parola poetica».

Quanto contano i luoghi, per lei Milano e il Monferrato, nell’identità di una voce poetica?

«Per avere un peso poetico i luoghi devono innalzarsi e insieme restare se stessi. Devono diventare simboli e insieme mantenere la loro concretiss­ima unicità. Milano è stata per me l’archetipo della città e al tempo stesso quel cinema della Bovisa o di Porta Venezia, con il suo respiro insostitui­bile. E il Monferrato è stato un archetipo della madre e al tempo stesso quella vigna solitaria, quella salita di collina non ancora asfaltata e percorsa in bicicletta allo stremo delle forze».

«Writers» è dedicato a Pasolini: la sua figura di poeta «civile» rimane valida?

«Pasolini è stato anche uno scrittore civile legato alle cronache del suo tempo. E forse questo, preso da solo, è il suo aspetto meno duraturo. Ma è poi stato un uomo legato al mondo classico, un poeta lirico capace di rinnovare negli anni Quaranta la poesia dialettale. E questo secondo aspetto accresce il primo e dà lunga vita a Pasolini».

Lei insegna al carcere di Opera: come vive questa esperienza?

«È un carcere di massima sicurezza e di condanne spesso definitive. Forse è stata questa dimensione ergastolan­a — drammatica e talvolta infernale — a ispirare la sezione “Alta sorveglian­za” che chiude il mio ultimo libro ».

La poesia sopravvive­rà?

«Non c’è dubbio, proprio per il suo ritmo e profondità. Ciò che non sopravvive mai è la scrittura di rapido consumo, per sua natura e per nostra fortuna».

Comporre «La scrittura di rapido consumo non sopravvive: per sua natura e per nostra fortuna»

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 ??  ?? In versi Milo De Angelis, 66 anni. Ha esordito nel 1976 con «Somiglianz­e»
In versi Milo De Angelis, 66 anni. Ha esordito nel 1976 con «Somiglianz­e»

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