IMPOSSIBILE DIMENTICARE
Sarà difficile togliere l’immagine del treno regionale 10452 dalla memoria di Milano, l’immagine di una carrozza piegata su una rotaia, i volti insanguinati dei passeggeri, le vite rimaste chiuse in un vagone: erano tre donne, si erano alzate all’alba, andavano al lavoro. C’è una storia che unisce quel treno alla città, ed è fatta di sveglie, di attese, di fatiche, di speranze e di qualche frettoloso caffè. È fatta anche dalla convinzione di far parte di un sistema che promette efficienza e miraggi europei: arrivare in orario e viaggiare sicuri. Non si può rimuovere un disastro così con il cordoglio, il lutto cittadino e qualche generica promessa: i treni pendolari, nella Regione con il Pil più alto d’Italia e nella Milano dalla vocazione internazionale, sono da anni un concentrato di disservizi, un modello che non funziona. L’inchiesta dovrà stabilire le cause di un disastro che qualcuno, magari frettolosamente, chiama annunciato. Ma quel che si può dire fin da subito è che da anni si susseguono denunce, proteste, richieste di intervento sui treni e sui binari delle tratte regionali. Tutto quasi sempre ignorato o disatteso. Il declassamento regionale a vantaggio dei treni veloci è vistoso ed evidente. Si sperimenta ogni giorno sulle linee come la Cremona-Milano. Il treno 10452 passava da lì.