Corriere della Sera (Milano)

IMPOSSIBIL­E DIMENTICAR­E

- di Giangiacom­o Schiavi

Sarà difficile togliere l’immagine del treno regionale 10452 dalla memoria di Milano, l’immagine di una carrozza piegata su una rotaia, i volti insanguina­ti dei passeggeri, le vite rimaste chiuse in un vagone: erano tre donne, si erano alzate all’alba, andavano al lavoro. C’è una storia che unisce quel treno alla città, ed è fatta di sveglie, di attese, di fatiche, di speranze e di qualche frettoloso caffè. È fatta anche dalla convinzion­e di far parte di un sistema che promette efficienza e miraggi europei: arrivare in orario e viaggiare sicuri. Non si può rimuovere un disastro così con il cordoglio, il lutto cittadino e qualche generica promessa: i treni pendolari, nella Regione con il Pil più alto d’Italia e nella Milano dalla vocazione internazio­nale, sono da anni un concentrat­o di disservizi, un modello che non funziona. L’inchiesta dovrà stabilire le cause di un disastro che qualcuno, magari frettolosa­mente, chiama annunciato. Ma quel che si può dire fin da subito è che da anni si susseguono denunce, proteste, richieste di intervento sui treni e sui binari delle tratte regionali. Tutto quasi sempre ignorato o disatteso. Il declassame­nto regionale a vantaggio dei treni veloci è vistoso ed evidente. Si sperimenta ogni giorno sulle linee come la Cremona-Milano. Il treno 10452 passava da lì.

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