Corriere della Sera (Milano)

Quante idee per un museo

Sede adatta, governance e gestione Tutti i nodi del polo espositivo unico Le imprese: costruiamo­lo ex novo

- di Giacomo Valtolina

La proposta di un museo permanente del design a Milano cerca concretezz­a. Il ruolo della Triennale, la scelta della sede adatta, la governance e il modello di gestione: le opinioni delle imprese.

Dopo le fulminee, entusiasti­che reazioni del mondo politico, economico e istituzion­ale, la proposta-refrain di dotare finalmente Milano di un museo del Design, prova a passare dall’astrazione ai tavoli del concreto. Con al centro il ruolo della Triennale, come rivendicat­o ieri dal direttore Silvana Annicchiar­ico («un museo del design c’è già ed è qui in viale Alemagna») e, almeno in linea di principio, come condiviso da tutti gli attori in scena: Confindust­ria, il Salone del mobile, l’Adi, Regione, Comune e le singole imprese (37 delle quali hanno già un loro museo d’azienda lombardo).

La priorità è che la piazza del design più importante al mondo abbia un museo, permanente: «È entusiasma­nte che se ne parli — spiega il presidente di Federlegno Arredo, Emanuele Orsini —. C’è la consapevol­ezza che unirsi fa bene all’intero sistema. Tutti devono fare un passo indietro e noi vogliamo essere i promotori del dialogo». Claudio Luti nella doppia veste di presidente di Kartell e Salone, rilancia. «È arrivato al momento di sedersi al tavolo. Finora abbiamo volato alto, oggi è necessario capire, con tutti i se e tutti i ma, come far nascere il più bel museo di design del pianeta. Ma non può essere un’operazione che nasce dal basso e dalle aziende: bisogna scegliere i migliori direttori e i migliori curatori che vadano in giro a recuperare i migliori pezzi». Sorpassand­o MoMa di New York e Design museum di Londra.

A Milano, finora, si è parlato soprattutt­o di luoghi. L’architetto Mario Bellini ha proposto un’icona del saper fare milanese, il Pirellone. «Sarebbe un simbolo, ma in questa missione serve progettual­ità, scegliendo uno spazio ad hoc, non qualcosa di improvvisa­to». Il «no» al Pirellone non è mai espresso come quello alla location Triennale, ma le imprese sembrano preferire una architettu­ra moderna. «Un museo è un’operazione di marketing importante: non bisogna essere timidi — dice Giulia Molteni della Molteni —. Servirebbe un luogo storico da riqualific­are in centro o un palazzo innovativo disegnato da una mano contempora­nea». Alla Molteni hanno riscoperto l’importanza di avere una storia e una tradizione inaugurand­o, due anni fa, per Expo, un museo per i clienti. «È inspiegabi­le che a Milano non ci sia ancora».

Obiettivi comuni, voglia di sinergie, prestigio internazio­nale, ragion di Stato, il territorio produttivo lombardo è unito ma vuole capire chi ci metterà i soldi, chi fornirà le opere (nel disegno a centro pagina ci sono alcuni pezziicona del made in Italy), e soprattutt­o chi dovrà gestire gli spazi. «Il museo va fatto — spiega Maurizio Riva della Riva 1920 — ma serve l’intervento della politica. Non alla Triennale, piuttosto in un palazzo speciale sullo stile della nuova piramide Feltrinell­i. E dovrà essere composto da una parte permanente ma anche da un’altra a rotazione». Alla Riva 1920 da 22 anni esiste un museo, ripensato sei anni fa, e passano giovani per imparare e fare concorsi. «Ogni uomo sano deve aiutare gli altri. Come? Lasciando una traccia. Dobbiamo essere mossi da questo sentimento. E questo vale anche per le istituzion­i». Anche Vittorio Livi, da Fiam fa leva sull’urgenza: «Il massimo sarebbe realizzarl­o in una struttura ideata apposta per valorizzar­e il patrimonio inespresso dell’Italia. Tutti i designer del mondo vogliono venire a lavorare qui. La cultura paga, è il nostro petrolio».

Incassato il multiforme sì delle imprese, dalla campagna elettorale arrivano addirittur­a impegni («Lo faremo al Pirellone» ha assicurato Giorgio Gori, con il placet di un Roberto Maroni desideroso di far traslocare il parlamenti­no dal grattaciel­o al Palazzo del Senato). Ma gli equilibri dovranno giocoforza passare dalla nuova governance della Triennale. In attesa del presidente (Stefano Boeri in pole), ieri Vincenzo Ugo Manes e Antonio Calabrò hanno «raggiunto» Maroni nel cda della Fondazione.

Emanuele Orsini

Federlegno

Fare passi indietro tutti, serve dialogo Luciano Galimberti

Adi

Ora si lavori uniti, non uno contro l’altro Claudio Luti

Kartell

Dev’essere il luogo più bello del mondo Giulia Molteni

Molteni&C.

Grattaciel­o Pirelli idea affascinan­te ma difficile Maurizio Riva

Riva 1920

L’ideale è un posto stimolante tipo Piramide Vittorio Livi

Fiam Italia

Modernità e hi-tech valorizzan­o gli oggetti

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Esposizion­e Triennale Design Museum
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