Se perdere il lavoro è sentirsi in esilio
Al Teatro Franco Parenti da stasera va in scena uno spettacolo che ha tutte le carte in regola per essere un gioiellino. Si intitola «Esilio» è firmato dalla Piccola Compagnia Dammacco, e racconta la tragicomica storia di un tenero e bizzarro omino che perde il lavoro e insieme con il lavoro anche la sua identità. Una prova d’attrice «en travesti» di Serena Balivo (via Pier Lombardo 14, fino al 28 gennaio, stasera ore 19.30, ingresso e 15 euro, tel. 02.59.99.52.06).
«Il protagonista è una sorta di moderno Charlot», racconta l’attrice. «Non ha connotati geografici o di ceto, è un uomo come tanti che dopo aver passato una vita intera a lavorare si trova licenziato. Ma è anche l’esempio di chi nei momenti più critici e neri non si arrende e lotta per cercare di capire la situazione».
Un emblema dunque delle angosce prodotte dalla precarietà di oggi, un tema che ci riguarda da vicino qui proposto in chiave poetico-surreale. «Il nostro piccolo eroe vuole sapere chi l’ha costretto all’esilio», spiega Mariano Dammacco, autore e regista, sul palcoscenico nei panni dell’anima del protagonista. «Per capirlo tenta ogni strada: parla con Dio, con Budda, prova anche con la quantistica, si rivolge allo Stato e a un centro commerciale, tutto inutile, la risposta è la solitudine di cui l’uomo è vittima, ma anche carnefice».