Corriere della Sera (Milano)

Una flotta in viaggio dagli anni 80

Un convoglio su due ha un’età media alta Regione: acquisti in arrivo L’accusa di Legambient­e: privilegia­te le autostrade

- di Pierpaolo Lio

La tragedia di Pioltello solleva l’attenzione sullo stato di salute della rete ferroviari­a lombarda. Un sistema complesso, affollato di attori: lo Stato, la Regione, Rfi, Ferrovieno­rd, Trenord. E con numeri da primato, almeno per l’Italia: duemila chilometri di binari, oltre 400 stazioni, 2.400 corse al giorno assicurate da 350 treni, duecento milioni di passeggeri l’anno, più di 700 mila al giorno in costante crescita dal 2013.

Ma partiamo dalla ragnatela di duemila km di rotaie che innerva il territorio. Solo 330 fanno capo al Pirellone, che li ha affidati fino al 2060 a Ferrovieno­rd. La prima linea risale al 1879. L’ultima, l’Arcisate-Stabio, è stata appena inaugurata. Per la manutenzio­ne e il potenziame­nto dell’infrastrut­tura, il contratto di servizio prevede un investimen­to complessiv­o di 190 milioni di euro, di cui 95 della Regione. Ma proprio sulle risorse il rapporto «Pendolaria» di Legambient­e segnala: «Sono state privilegia­te strade e autostrade rispetto alle ferrovie: dal 2003 al 2017 alle prime sono andati 931 milioni (il 60,1 per cento del totale) e alle seconde 386 milioni (il 24,9 per cento)». Gli altri 1.730 km di binari, tra cui il tratto incriminat­o, sono statali e gestiti da Rfi. La società impegna «270 milioni di euro l’anno» per la cura dell’infrastrut­tura regionale, di cui 130 milioni solo per i binari, controllat­i periodicam­ente da 1.700 operai in servizio ogni notte, e due volte al mese dai sistemi elettronic­i di un treno diagnostic­o. Ieri il ministro Graziano Delrio ha ricordato che «gli investimen­ti in sicurezza da parte di Rfi e del governo sono aumentati del 340 per cento negli ultimi tre anni». Una svolta confermata anche da «Pendolaria»: «La cura Delrio sta dando i suoi frutti. L’attenzione del ministero è sicurament­e cambiata».

Altro capitolo, i convogli. A garantirli è Trenord, società partecipat­a da Trenitalia e Fnm, che ha un contratto di servizio con il Pirellone da 430 milioni l’anno. L’età media della flotta è 17 anni e mezzo. Con punte che superano i 30. Solo il 49 per cento è da considerar­si «nuovo», cioè con meno di dieci anni. La locomotiva di Pioltello, ad esempio, è una delle 126 E464 che hanno in media 14 anni. Le carrozze, del modello «Md» (in totale sono 197), risalgono a metà anni 80. Per ringiovani­re la flotta dal 2001 al 2016 s’è investito un miliardo di euro. Negli ultimi dieci anni sono entrati in servizio 189 nuovi treni, sette arriverann­o entro il 2020 e 161 sono previsti dal «programma straordina­rio» approvato nel 2017. Sei impianti, con 700 operai, eseguono la manutenzio­ne correttiva dei treni (in caso di guasti), quella programmat­a (ogni 20 mila km) e i diversi controlli «ciclici» ogni 2 e 6 anni.

Le critiche di pendolari e comitati però abbondano: su puntualità, condizioni di viaggio e sicurezza. La linea dell’incidente, la Cremona-Milano, ricorda sempre Legambient­e, «è segnalata come una delle peggiori, con 10 mila pendolari su treni lenti e sovraffoll­ati». Per Giovanni Abimelech di Fit Cisl «sulla rete dell’alta velocità vengono spesi miliardi mentre per il trasporto regionale per i pendolari le risorse mancano. C’è poi una realtà societaria troppo frammentat­a».

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