Corriere della Sera (Milano)

«Mio padre, bancario pendolare da 30 anni» Miriam in sala d’attesa: ora voglio giustizia

- Olivia Manola

«Come sta mio padre? Almeno è vivo». Seduta nella sala d’attesa al pronto soccorso dell’Humanitas di Rozzano, Miriam stringe tra le mani la busta di plastica in cui la polizia ha chiuso un cellulare, i documenti e la giacca che il padre indossava quando il treno è deragliato. L’uomo, 59 anni, bancario, è uno dei cinque feriti gravi del disastro ferroviari­o. Ha riportato diversi traumi ed è stato operato. I medici non hanno ancora sciolto la prognosi. Originario di Castelleon­e, piccolo centro in provincia di Cremona, aveva preso all’alba il treno che lo avrebbe portato al lavoro, in un istituto di credito del centro di Milano. «È pendolare da trent’anni — spiega Miriam —. Si alza presto e prende il treno per arrivare puntuale al lavoro. Nonostante i treni siano sporchi, vecchi e le carrozze inadeguate al numero di persone. Problemi cronici che le associazio­ni dei pendolari denunciano da sempre». Con Miriam c’è il fidanzato, pendolare della linea Lodi-Milano. È stato lui ad avvisarla dopo aver sentito la notizia alla radio. «Poteva succedere un’ora dopo, e il treno sarebbe stato pieno di ragazzi che vanno all’università — dice con un filo di voce —. Chiediamo che sia fatta luce sulle cause. Non può succedere questo nel 2018».

La figlia

Fa il pendolare da 30 anni, le condizioni di viaggio sono pessime. Nel 2018 non può succedere tutto questo

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