Corriere della Sera (Milano)

L’Adi: noi ci siamo già Ad aprile prima pietra per la galleria-archivio dei «Compassi d’Oro»

- G. Valt.

Gli ultimi, ulteriori ritardi ai lavori negli spazi dell’ex centrale elettrica dell’Enel al Monumental­e, sono stati accolti con calma olimpica. «È dagli anni Sessanta che aspettiamo una sede — spiega Luciano Galimberti, presidente di Adi (l’associazio­ne per il disegno industrial­e) —. Il primo a chiederla fu l’architetto Marco Zanuso in una lettera all’amministra­zione». Dopo i ricorsi dei residenti e i lavori di bonifica (al solito più pesanti del preventiva­to), è finalmente arrivata l’ora di posare la prima pietra. «La gara d’appalto si è conclusa e possiamo partire». Taglio del nastro ad aprile, in pompa magna con ministri e istituzion­i, fine lavori nel 2020. Oltre mezzo secolo più tardi rispetto all’appello di Zanuso.

Con il progetto decollato sotto la giunta Moratti, l’Adi non si doterà soltanto di una sede moderna all’interno dello spazio liberty che prima dell’Enel era l’ex «tram a cavalli». Ma anche di cinquemila metri quadrati dove esporre la galleria dei Compassi d’Oro. «Si tratta dei 330 oggetti premiati nel tempo, a cui si sommano le circa duemila segnalazio­ni delle giurie. Siamo l’unica collezione con il vincolo della Soprintend­enza» continua Galimberti. Che per sottolinea­re valore e unicità del patrimonio in soffitta punta proprio sull’elemento documental­e. «Gli oggetti raccontano uno spaccato di società: a guardarle oggi, le opere premiate sono un ritratto della storia e dell’innovazion­e del

Pensare a un museo del design con un tale collezione nel cassetto, può sembrare quindi paradossal­e. «No, perché Milano dev’essere una fabbrica del design. Vanno evitate le contrappos­izioni. È necessario che l’Adi, la Triennale, le imprese si muovano in maniera complement­are. Già oggi spediamo i nostri oggetti in 500 musei del mondo, figuriamoc­i se è un problema muoverli in città». Ora che sembra arrivato il momento giusto per realizzare un museo permanente che a Milano manca, allora, il consiglio è solo sul «come» farlo. «Serve una narrazione forte, capace di offrire lettura didattica, storica e comparata».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy