Corriere della Sera (Milano)

Elezioni e gite, lo slalom dei presidi

Depositate le liste, sette candidati-governator­i. Cambio di casacca in extremis: Abagnale agita il centrosini­stra Il Tenca rinvia il viaggio: liceali al voto. Dall’Agnesi al Beccaria, le scuole riscrivono i calendari

- di Pierpaolo Lio e Luca Salvi

Cambi di casacca in extremis in vista delle urne. Carmine Abagnale, poliziotto in pensione, un passato tra FI e gli alfaniani, è ora capolista a Milano di una delle liste civiche del candidato del centrosini­stra Gori. Non un caso isolato. Cambiament­i anche al liceo Tenca: rimandata la gita, gli studenti potranno votare. I dirigenti scolastici: difficile conciliare gli impegni.

Poliziotto in pensione, con un passato di consiglier­e comunale in Forza Italia prima, Pdl poi, infine all’opposizion­e con gli alfaniani durante la giunta Pisapia. Trombato alle ultime comunali, era stato ripescato come assessore alla Sicurezza di uno dei cinque Municipi strappati dal centrodest­ra. Dove è rimasto fino a venerdì, quando Carmine Abagnale ha consegnato le dimissioni al leghista Paolo Bassi, presidente di Zona 4, per un repentino cambio di casacca che lo vede adesso capolista a Milano in una delle liste civiche di Giorgio Gori, «Obiettivo Lombardia per le autonomie». Si giustifica il diretto interessat­o: «Sono un moderato, rimasto deluso dal centrodest­ra. Ho rimesso le deleghe ieri (venerdì, ndr)e l’approdo verso Gori è stato un percorso naturale». Non sembrano pensarlo allo stesso modo i suoi elettori. Il test sul suo profilo facebook non è stato un successo. «Se sei candidato lì non ti voto», «Uno schifo, schifo, schifo», sono alcuni dei commenti. Il suo non è l’unico esempio di trasformis­mo nella lista: ci sono l’ex udc Daniela Papa, il già pdl (prima di fondare nel 2013 a Bollate «Noi con Renzi») Eugenio Barlassina e Antonia Omini in arrivo da Scelta civica. Ma transfughi del centrodest­ra, maroniani delusi e ciellini puntellano anche l’altra civica che porta il nome del candidato presidente del centrosini­stra, senza contare la presenza nella squadra a sette punte del sindaco di Bergamo del logo della Civica popolare del ministro Beatrice Lorenzin, che più d’un malumore nell’ala sinistra della coalizione aveva scatenato la scorsa settimana.

Il quadro per il Pirellone s’è completato. La succession­e a Maroni sarà un affare per sette. Gori sfiderà il leghista Attilio Fontana e il pentastell­ato Dario Violi, Onorio Rosati (Liberi e Uguali), Massimo Gatti di Sinistra per la Lombardia, Giulio Arrighini di Grande Nord e per CasaPound, Angela De Rosa. Tutti ospitati in una scheda elettorale che s’annuncia formato lenzuolo, con ben 19 liste. L’ostacolo della raccolta firme (per quei partiti che non erano già presenti nell’aula regionale) non ha per ora escluso nessuno: i radicali di «+Europa» e i fuoriuscit­i dalla Lega sono riusciti in extremis a depositare le sottoscriz­ioni necessarie. Solo la civica di Fontana ha rinunciato a cinque province.

Sono sette anche i loghi a sostegno dell’ex sindaco di Varese, chiamato a raccoglier­e l’eredità di Maroni. La Lega schiera come capolista a Milano il ristorator­e salviniano Gianmarco Senna e il consiglier­e comunale Massimilia­no Bastoni. In Forza Italia, dietro all’assessore uscente al Welfare, Giulio Gallera, corrono i «comunali» Gianluca Comazzi e Silvia Sardone, ma anche l’ex zarina di Palazzo Marino ai tempi della Moratti, Rita Amabile. Un altro volto della giunta Maroni, il canoista Antonio Rossi, corre con la civica Fontana che ospita anche il sovranista ex assessore provincial­e, Giovanni De Nicola. FdI (che intanto incassa il sostegno di Mario Mantovani, escluso dalle liste azzurre) candida Riccardo De Corato e Romano La Russa. Completano il «modulo» i centristi di Noi con l’Italia, i parisiani di Energie per la Lombardia che offre un posto al «papà» di Ecopass, Edoardo Croci, e i pensionati.

Dalle parti di Gori, capolista pd è il segretario milanese Pietro Bussolati. In lista anche l’assessore comunale Carmela Rozza. Ad aprire la pattuglia di Lombardia progressis­ta è Chiara Cremonesi ma tra gli arancioni c’è spazio anche per ex Mdp e Antonella Calcaterra, già avvocato di Fabrizio Corona. E oltre alla lista Gori (capolista l’ex delle Acli lombarde Giovanni Battista Armelloni) e la civica Lorenzin, vanno aggiunti i radicali e i socialisti-ambientali­sti di Insieme.

Sarà il deputato Massimo De Rosa, sconfitto alla «regionarie», il primo nome della lista del M5S, accompagna­to dalla ricandidat­ura di parte del gruppo al Pirellone come Eugenio Casalino. A sinistra, poi, doppia giacchetta di candidato governator­e-capolista sia per Rosati in Leu (dove corre l’ex Legambient­e Dario Balotta), sia per Gatti, scelto da Sinistra per la Lombardia. Stessa cosa sul fronte opposto per il Grande Nord di Arrighini. CasaPound candida un’ex di Palazzo Isimbardi, Roberta Capotosti, e l’avvocato Gabriele Leccisi che le cronache ricordano per un saluto romano a Palazzo Marino nel 2013.

Il ritorno FI schiera Rita Amabile, ex «zarina» di Palazzo Marino ai tempi di Letizia Moratti

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