L’alfiere NoGas lascia la battaglia
Lodi, dopo 6 anni di lotte Biagini lascia il Comitato Ambiente e Salute. «Vincono le ragioni della forza»
Da una parte il bacino di gas naturale privato più grande d’Italia. Dall’altra un uomo con la passione per l’ambiente. Per una volta Golia ha battuto Davide. Dopo sei anni di battaglie, manifestazioni, incontri Roberto Biagini ha deciso di abbandonare il Comitato «Ambiente e Salute nel Lodigiano» (più conosciuto come CornegliaNoGas) che lui stesso aveva fondato nel 2012 quando il deposito di Ital Gas Storage alle porte di Lodi era poco più di un mucchio di carte depositato in regione e al ministero dello Sviluppo Economico. Oggi è un gigante da 2,2 miliardi di metri cubi di metano, costruito su un precedente giacimento Agip dismesso nel 1997, e destinato a entrare in funzione a pieno regime a fine anno. Un gigante la cui superficie coinvolge sei comuni del Lodigiano e che ha cambiato per sempre l’aspetto delle campagne tra Lodi e Cornegliano Laudense.
«Mi sono reso conto che le ragioni della forza hanno il sopravvento sulla forza della ragione», scuote il capo Biagini, che tuttavia preferisce restare vago sulle ragioni delle sue dimissioni («le svelerò il 16 febbraio in un’assemblea pubblica a Cornegliano»). Certo ha pesato il via libera dato dal governo alla realizzazione del metanodotto di Snam Rete Gas incaricato di allacciare l’impianto di Lodi alla rete nazionale rovesciando il «no» della Regione Lombardia. Ma l’inizio della sua battaglia risale al 2011, «quando scoprii nella documentazione depositata in Regione che il progetto riguardava un volume di 2,2 miliardi di metri cubi e non il milione che politici e media locali si ostinavano con grande superficialità a sostenere».
Dirigente d’azienda, milanese d’origine e lodigiano per amore, Biagini ha fondato il Comitato nel 2012: con lui una dozzina di attivisti che a oggi costituiscono il direttivo e un centinaio di aderenti. In sei anni il Comitato ha promosso tre manifestazioni («sempre pacifiche e rispettose dei diritti di tutti»), un centinaio di assemblee e migliaia di pagine di documentazione e pareri scientifici tutti consultabili sul sito internet. «La nostra — precisa — è sempre stata una battaglia per informare e mai “contro” Ital Gas Storage che non fa altro che i propri interessi. Semmai contesto il pressappochismo della politica locale e nazionale che non ha mai voluto vedere i rischi, su tutti quello della sismicità indotta, che un nuovo impianto rientrante nella normativa Seveso 2 potrebbe comportare in un territorio già zeppo di strutture a rischio di incidente rilevante».
Il colosso di Ital Gas Storage intanto prosegue. Nel doppio cantiere – due cluster con 14 pozzi di perforazione a cavallo della provinciale Lodi-Pavia uniti da un condotto sotterraneo — lavorano oltre 300 persone. Il deposito potrà stoccare 2,2 miliardi di metri cubi di gas metano, di cui 1,3 destinati al mercato, capaci di colmare fino al 20% del gap stimato sul fabbisogno nazionale nel 2030. Entrerà in esercizio l’ultimo trimestre del 2018. È la più grande opera realizzata nel Lodigiano: 1,2 miliardi di euro investiti con il sostegno di Morgan Stanley. «Se i politici ora conoscono un po’ di più l’impianto — sospira Biagini — e i rischi potenziali che comporta, se alcune nostre contestazioni hanno contribuito a rivedere le normative questo lo devono anche a noi. Ora vigilino».
La scelta L’addio nella prossima assemblea . Decisivo il via libera del governo al metanodotto