Settimana bianca, prezzi d’alta quota
In cinque anni skipass aumentati fino al 40% con nuovi impianti e neve artificiale
Per i milanesi la neve è sempre più cara. In tutte le località sciistiche gli skipass hanno subito rincari fino al 40 per cento in cinque anni. Si va dai 35-37 euro per un giornaliero ai Piani di Bobbio o al Sestriere, fino ai 52 di Courmayeur o ai 68 di Sankt Moritz. La Val Brembana ha la palma
low cost con 22 euro. E intanto sono cresciuti anche i costi delle autostrade: dal 2007 aumenti del 40-80 per cento.
La neve di Milano è sempre più cara. Dista 200, anche 400 chilometri dal Duomo, ma non è mai stato un problema: caricando bagagliai e portascì, sono migliaia i pendolari che in questi weekend si mettono in strada per le località montane più gettonate. Dalle piste esclusive di Sankt Moritz ai più popolari piani di Bobbio; dalle seggiovie bergamasche agli ski lift delle Dolomiti, ipermoderni e termo-isolati. L’hinterland degli sciatori milanesi è fatto sempre degli stessi nomi, più o meno famosi: Cortina, Faloppio, Chamonix, Macugnaga, Courmayeur. A cambiare però sono i prezzi. Quelli dei caselli autostradali per cominciare dal 2007 a oggi hanno avuto rincari del 40-80 per cento sulle rotte dello sci: A4, A5 e A22. Poi ci sono gli
skipass. Le tariffe partono da 35-37 euro per un giornaliero nei comprensori meno patinati (Piani di Bobbio, Sestriere) fino ai 52 di Courmayeur o ai 68 di Sankt Moritz. La Val Brembana ha la palma low
cost: 22 euro. Ma come sono cambiati i costi nel tempo?
Abbiamo fatto un confronto su otto destinazioni, monitorate da Uso e Consumo nella stagione invernale 2012-13. Oggi per lo stesso pacchettofamiglia di sette giorni (due adulti, un junior e un baby) le tariffe sono aumentate in quasi tutte le località: solo a Sestriere il prezzo è sceso da 820860 euro a 725-797 euro, a seconda del comprensorio. I rincari maggiori a Cortina e Livigno (più 40 e 32 per cento), ma percentuali a doppia cifra si registrano ovunque: fa eccezione St. Moritz dove, nonostante l’apprezzamento del franco svizzero, una famigliatipo paga solo 93 euro in più rispetto a cinque inverni fa.
Il motivo dei rincari è «da ricondurre al rinnovamento delle infrastrutture, una spesa onerosa per i comprensori e senz’altro superiore ai rincari su chi scia» spiega Valeria Ghezzi di Anef, l’Associazione nazionale delle funivie. A incidere sui biglietti è soprattutto il costo della neve programmata: i «cannoni» per l’innevamento artificiale ormai sono un must sulle piste, in quanto «offrono una sciabilità molto migliore e fanno parte del prodotto-sci, a prescindere dalle condizioni climatiche» sottolinea Ghezzi. E poi ci sono gli impianti di risalita, più moderni e costosi: il record è della nuova cabinovia San Rocco realizzata a Livigno, l’investimento più importante dell’ar- co alpino. Detto questo, tra i gestori d’impianti lombardi il
sentiment per la stagione in corso è positivo: il 2018 è stato finora l’anno della riscossa prealpina. «Le nevicate hanno riportato la gente nelle località più basse, importantissime perché fanno da introduzione alla montagna — registra la presidente di Anef —. È la prova che c’è un ritorno alla montagna tra i lombardi e i milanesi in particolare, che sono una quota importantissima».
Il soggiorno medio? Non più le settimane bianche di un tempo che ora, secondo l’Anef, sono appannaggio dei turisti stranieri. Per i lombardi due o tre giorni, weekend e weekend lunghi. E al rientro le solite, annose odissee in auto. Le code domenicali da Tirano a Lecco sulla statale dello Stelvio sono uno (non l’ultimo) dei nodi da sciogliere, se davvero Milano e la Valtellina vogliono ospitare le Olimpiadi invernali 2026. Di trasporti pubblici non se ne parla, per ora. Ci sono sì stazioni come Barzio (Lc) che organizzano navette da piazza Lanza ma per il resto rimane l’auto, magari condivisa. BlaBlaCar da Milano offre oltre 500 tratte per località sciistiche, le più gettonate Cortina e Sestriere, con oltre 200 viaggi a gennaio.