Tango e break dance s’incontrano al Ciak
La sensuale danza argentina incontra lo stile hip hop nello show di German Cornejo in arrivo al Ciak «Entrambi sono nati negli strati sociali più poveri»
La noia è bandita. Una scossa elettrica galvanizza il ballo argentino (e il pubblico), catapultandolo dai marciapiedi al palco. Ecco, per la prima volta in Italia, il tango come non avete mai osato pensarlo, frullato dai vortici della break dance in un’inedita contaminazione tra i due generi, così distanti per storia, geografia, cultura, ma fratelli nella familiarità con la strada. Arriva al Ciak dal 7 al 11 febbraio, al debutto del tour italiano, «Break the tango», show internazionale di matrice argentina (ma prodotto in Svizzera) dove tutto è accelerato ed espanso sul fronte acrobatico e assume camaleonticamente una forma «altra», con gusto popolare e allo stesso tempo sperimentale. Così il linguaggio del tango diventa «street art» urbana mentre la break si teatralizza, grazie a un set a proiettori e griglie metalliche e a una band che, sul palco alle spalle dei danzatori, elargisce decibel in quantità mescolando senza sosta musica elettronica, rock, pop.
Anche il canto perde, d’un colpo, la malinconia porteña, attraverso due singer che sembrano «abitati» da voci e look stellari: Gisela Lepio e Luciano Bassi, lei è una Adele latina, lui (argentino con nonna italiana) è un pirata in jeans che ricorda tanto Johnny
Da Rozzano Jonathan Anzalone: «Ho iniziato a 15 anni sul muretto di corso Vittorio Emanuele»
Depp. Il motore dello spettacolo è il danzatore e coreografo argentino German Cornejo, in coppia con la partner Gisela Galeassi (entrambi campioni del mondo di tango, hanno danzato per Jennifer Lopez e Sidi Larbi Cherkaoui), intorno alla cui pirotecnica bravura ruotano altri dieci tangueros e una crew di 6 breakdancer. «In questo spettacolo — spiega Cornejo, ideatore, coreografo e regista dello show — portiamo all’estremo la fusione del tango, non solo con la danza classica e il ballroom, come accade nel “tango escenario”, aggiungendo la break dance che ha molti punti di contatto con il tango: entrambi sono nati negli strati più poveri della società, portatori di una rivoluzione che partiva dal basso. Oggi questo tango contaminato può riavvicinare a teatro i giovani che riconoscono la propria musica. È una fusione coreografica che intercetta una tendenza musicale imposta, negli ultimi dieci anni, grazie a band di tango elettronico come Otros Aires, Bajofondo, Tanghetto, Gotan Project: hanno ispirato le nuove generazioni».
Tra i B-boy c’è anche l’italiano Jonathan Anzalone, trentenne di Rozzano, ma residente a Los Angeles da 12 anni: «La mia avventura con “Break the Tango” — racconta — è nata dall’amicizia con Henry, breakdancer filippino che vive a Zurigo e fa parte dalla compagnia: cercavano un altro ballerino. I miei video sono piaciuti e mi hanno chiamato in Argentina per un workshop di 3 settimane per capire come integrare gli stili. Sono autodidatta, ho iniziato a danzare a 15 anni sul muretto di corso Vittorio Emanuele, mi ha scoperto un talent-scout mentre ballavo da solo con il mio stereo davanti al Duomo aspettando i miei amici, una mattina che avevo bigiato. Mio papà è scomparso quando avevo 14 anni e non mi ha mai visto ballare, mia madre, invece, mi ha seguito molte volte, dal debutto nel 2002 al Festivalbar, a Cagliari, dove danzai davanti a mille persone. La vita mi ha sorpreso molte volte: nel 2010 ho vinto in Spagna il talent “Fama a bailar!”. Ora sogno di diventare attore, sono un eclettico. Perciò vivo a Hollywood».