Intesa sull’affitto di San Siro Stadio Milan, spunta Parnasi
I rossoneri guardano a Bovisa e zona Ortomercato
Il Milan prende ancora tempo sul suo futuro a San Siro. Il club starebbe valutando quattro aree (tra cui Bovisa e Ortomercato) nell’ipotesi di un eventuale stadio di proprietà e ha affidato il mandato per lo studio di fattibilità all’immobiliarista Luca Parnasi, già al lavoro sullo stadio della Roma. Intanto, il vertice con Comune e Inter definisce il ritorno all’antico per il pagamento dell’affitto del Meazza.
Chi si aspettava uno scenario da resa dei conti sarà rimasto deluso. Il confronto tra Comune e Milan per il futuro di San Siro, con i cugini nerazzurri nel ruolo di spettatori interessati, è finito con il più classico dei pareggi. L’ultimatum recapitato a inizio anno da Beppe Sala alla società di via Aldo Rossi è caduto nel vuoto: i rossoneri hanno strappato altro tempo (almeno fino all’estate) per decidere se in futuro la loro casa continuerà a essere il Meazza, o se invece riprenderanno in mano i progetti di uno stadio di proprietà. Palazzo Marino, dal canto suo, è però riuscito a tenere duro sulla formula di pagamento del canone più congeniale per le esangui casse comunali: a parità di «affitto» le squadre dovranno scucire più soldi rispetto al recente passato per giocare alla «Scala del calcio».
Il percorso d’avvicinamento al vertice di ieri sembrava annunciare burrasca. Appena archiviate le feste, Sala si scaglia contro il nuovo corso rossonero. Sembra un attacco a freddo. «Il Milan pensa a un suo stadio. Stiamo dando loro del tempo per verificare se ci sono le possibilità. Credo che al Milan servano 2-3 mesi di riflessioni poi bisogna però arrivare a una sintesi». Alla reazione piccata della società, segue un tweet velenoso del sindaco: «Facciamola semplice, penso che per Milano, per i tifosi e i turisti, l’impianto debba essere ammodernato. Il Milan quando sarà in grado di dirmi se è disponibile o no a investire insieme sul nostro stadio?». I motivi dello scontro si scopriranno di lì a 24 ore. E risalgono in realtà a metà dicembre, quando con una lettera i rossoneri annunciano la disdetta da giugno prossimo da M-I Stadio, il consorzio compartecipato che gestisce l’impianto. I nerazzurri seguono a ruota.
Sotto sotto, le ragioni dello strappo sono economiche: rinegoziare i termini della convenzione che lega le due squa-
dre al Meazza. Parliamo di un affitto di 9 milioni di euro l’anno, da dividere tra cugini, fino al 2030: la metà (il 54 per cento) in contanti, il resto in opere di miglioramento della struttura. Negli ultimi anni, in vista dei lavori per adeguare San Siro ai nuovi standard necessari a ospitare la finale di Champions League del 2016, le quote erano state ridiscusse, alzando il peso dei lavori al 70 per cento del canone. Dopo una proroga scaduta a fine 2017, il Comune, in debito d’ossigeno da un punto di vista economico, ha preteso di tornare al vecchio regime. All’incontro con i rappresentanti del Milan, guidati dall’ad Marco Fassone, e dell’Inter, capeggiati dall’omologo Alessandro Antonello, su questo punto l’hanno spuntata gli assessori Pierfrancesco Maran (Urbanistica), Roberto Tasca (Bilancio) e Roberta Guaineri (Sport). «Saranno ripristinate le condizioni in essere precedenti», recita la nota conclusiva. Per tutto il resto il ritmo sarà serrato: «Si è stabilito di avviare una serie di incontri a cadenza mensile da qui all’estate al fine di condividere ed elaborare un percorso comune per il rinnovamento dello stadio».