Corriere della Sera (Milano)

Casiraghy, alchimista dei libri Alle Stelline 200 piccoli capolavori dalla Merini a Marchesi

Una mostra con 200 esemplari alle Stelline ricostruis­ce il percorso dello stampatore brianzolo Un catalogo di «operine» tagliate e rilegate a mano da Marchesi a Andy Warhol

- di Chiara Vanzetto

«Ilibri sono riserve di grano, da ammassare per l’inverno dello spirito», suggeriva Marguerite Yourcenar. A maggior ragione se vogliono poco spazio, stanno dappertutt­o, brevi e piccoli. Leggeri come piume nella forma, solidi come querce nel senso. Libri così son rari, perfino a Milano e in Lombardia, cuori dell’editoria italiana. Rari, ma non impossibil­i a trovarsi: se ne vedranno in mostra più di 200 alle Stelline, alla Galleria del Gruppo Credito Valtelline­se, dove giovedì si inaugura la rassegna «I “Pulcini” di Casiraghy. Tipografia e poesia». Un’antologica a cura del libraio antiqua- rio e bibliofilo Andrea Tomasetig per rendere omaggio a un grande maestro della stampa, Alberto Casiraghy, e alle sue casa edizioni Pulcinoele­fante.

Un artigiano straordina­rio, che in piena era digitale si ostina a realizzare tutto a mano. A mano taglia la raffinata carta color avorio, a mano la rilega cucendo con ago e filo libricini di 8 facciate, a mano compone e stampa le pagine con caratteri mobili e macchina piana Nebiolo. La «y» al posto della «i» in finale di cognome è un vezzo: «non un anglismo, solo un nom de plume che mi distingua nel contesto della Brianza, dove tutti si chiamano Casiraghi, senza rinnegarlo», spiega l’editore. In Brianza è nato nel 1952, a Osnago in provincia di Lecco, qui vive e lavora: da più di trent’anni la sua casa-officina è stata ed è un cenacolo di legami breve testo, una grafica d’autore, il colophon, a volte piccoli oggetti inclusi. Operine lievi e giocose, dove «l’immaginazi­one è più importante della tecnica», tanto che qualcuno lo paragona a Bruno Munari. Casiraghy si schermisce e racconta: «Selezionar­e i testi per la mostra tra i più di 10mila che ho prodotto è stato come tornare indietro a rivedere il film della mia vita. Tra infiniti incontri l’esperienza più bella è stata con i detenuti di San Vittore: per 10 anni ho lavorato con loro e pubblicato le loro poesie».

Ma nell’esposizion­e un film c’è davvero: si tratta del documentar­io «Il fiume ha sempre ragione», girato da Silvio Soldini nel 2016 e dedicato al lavoro tipografic­o di Casiraghy e di Josef Weiss. E poi ci sono prove di stampa da toccare, fotografie, documenti, lettere, strumenti di lavoro, oggetti, curiosità. Va in mostra la gioia del fare.

Processo creativo «Io faccio l’alchimista: metto insieme parole e figure col committent­e In libertà, senza vincoli»

eccellenti. In primis quello profondo con Alda Merini, che ha prodotto più di 1.400 volumetti, e poi con Maurizio Cattelan, Andy Warhol, Enrico Baj, Gillo Dorfles, Nanda Pivano, Emilio Isgrò, Gualtiero Marchesi, Ettore Sottsass, Sebastiano Vassalli e tanti altri artisti. Ma non occorre essere famosi: chiunque, anche un bambino, può portare un verso, una frase speciale, un aforisma (Casiraghy ne crea di fulminanti), poi scegliere un’immagine da accompagna­re e il gioco è fatto. «Io faccio solo l’alchimista, metto insieme parole e figure condivise con il committent­e. In libertà e senza vincoli, perché non girano soldi: la stampa è gratuita e si fa metà ciascuno delle copie stampate, al massimo una trentina».

Ogni operina è unica: in prima pagina il titolo, poi il

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 ??  ?? Qui sopra, sei piccole pubblicazi­oni di Arturo Schwarz. In alto: sopra, «Con osso buco» di Eugenio Artusi e, sotto, un libro-omaggio a Bruno Munari Pezzi unici
Qui sopra, sei piccole pubblicazi­oni di Arturo Schwarz. In alto: sopra, «Con osso buco» di Eugenio Artusi e, sotto, un libro-omaggio a Bruno Munari Pezzi unici
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Casa-officina Alberto Casiraghy nel suo laboratori­o di Osnago (Lc). «La y nel cognome è un gioco per distinguer­mi dal contesto brianzolo»

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