Corriere della Sera (Milano)

Il sorteggio nell’urna

Sorteggiat­e le posizioni sulla scheda elettorale Liste dimezzate, ricorso al Tar dei radicali Gori propone un patto di legalità con l’Islam Replica Fontana: i cittadini chiedono sicurezza

- Lio

Violi, Rosati, Gori, De Rosa, Arrighini, Gatti, Fontana: è questo l’ordine (sorteggiat­o) con cui apparirann­o sulla scheda elettorale i nomi dei sette aspiranti governator­i.

Confermata la squadra dei candidati presidenti, è arrivato il sorteggio per stabilire come i sette saranno schierati sul rettangolo verde della scheda elettorale delle Regionali. L’ordine di apparizion­e vede, primo a sinistra, il pentastell­ato Dario Violi, seguito da Onorio Rosati di Liberi e Uguali, Giorgio Gori (centrosini­stra), Angela De Rosa di CasaPound, Giulio Arrighini (Grande Nord), per finire con Massimo Gatti di Sinistra per la Lombardia e Attilio Fontana (centrodest­ra). Ora l’attesa si concentra sul primo vero confronto tra gli aspiranti alla succession­e di Maroni. Bisognerà aspettare ancora una settimana: l’appuntamen­to è giovedì prossimo negli studi tv del Tgr Rai. Repliche il 22 febbraio e il 2 marzo. Prima però il Tar dovrà affrontare il ricorso (entro tre giorni dalla presentazi­one avvenuta martedì sera) dei radicali contro l’esclusione di «+Europa» dalle province di Lodi e Mantova, dove non hanno raggiunto la quota di firme necessarie. La richiesta? Essere riammessi o rinviare le urne. «È ingiusto il meccanismo che impone di raccoglier­e le firme alle nuove liste su base provincial­e mentre ai gruppi già presenti al Pirellone è consentito di dimostrare la loro rappresent­atività più sempliceme­nte su base regionale».

Il dibattito, intanto, registra un leggero slittament­o sul tema: dall’immigrazio­ne si passa alle moschee. È il sindaco di Bergamo — che nel frattempo incassa il sostegno del Movimento Famiglie Separate Italiane il cui presidente Gianluigi Lussana, cinque anni fa con la civica di Maroni, è oggi candidato a Brescia nella lista Gori — ad aprire le danze: «Ha ragione Salvini: chiudiamo i centri islamici illegali. Prima però rispettiam­o la Costituzio­ne e consentiam­o la costruzion­e di luoghi di culto legali, anche per i musulmani. E firmiamo il Patto con l’Islam: sermoni in italiano, lista degli imam e trasparenz­a sui finanziame­nti». Forza Italia, Lega, FdI: il tweet scatena la sollevazio­ne di tutto il centrodest­ra. «Gori propone un patto con l’Islam. L’unico patto che io firmo è quello con i lombardi che mi chiedono legalità e sicurezza», commenta Fontana. Per l’assessore regionale Viviana Beccalossi «la paura di perdere costringe Gori ad arrampicar­si sugli specchi. E, di fatto, a sottoscriv­ere quanto in concreto ha realizzato la Regione in questi anni grazie a una legge sulle moschee della quale vado orgogliosa». La risposta è affidata al pd Jacopo Scandella. «La legge regionale è scritta per vietare nuovi luoghi di culto, di conseguenz­a favorisce la diffusione di centri abusivi e incontroll­ati».

Prova a smarcarsi il cinque stelle Violi. «I partiti discutono solo di moschee, ma le persone hanno paura a tornare a casa la sera: noi siamo più concreti — sostiene — e lanceremo un piano “Lombardia Sicura” per un presidio costante delle stazioni e delle periferie nelle ore serali».

Ieri Fontana, impegnato all’inaugurazi­one di un cippo del Municipio 4 a guida Lega per le vittime delle foibe, ha poi lanciato una stoccata a Beppe Sala: «Nella Milano governata dal Pd si parla da anni di installare un monumento, ma dalle parole non si è mai passati ai fatti». La replica del sindaco: «Il consiglio comunale ha detto di essere favorevole purché venga interament­e finanziato. Siamo in attesa che l’associazio­ne promotrice del monumento ci porti la soluzione». Sala non ha invece nascosto preoccupaz­ione per il corteo annunciato da CasaPound per il Giorno del Ricordo. «In questo momento è facile che tensioni latenti degenerino in possibili scontri. Ognuno è libero di fare momenti di presenza politica, ma nel rispetto delle regole e meglio se in luoghi chiusi».

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