Le 4 stagioni in Duomo «Un contagio verde»
In piazzetta Reale il padiglione di Ratti sul clima «Così la natura incontra la metropoli dell’abitare»
Il Salone si fa Fuorisalone (o «evento liquido», come amano dire in fiera), portando le «Quattro stagioni» all’ombra del Duomo, con un’installazione hi-tech in piazzetta Reale. Due losanghe da 500 metri quadrati totali diventeranno durante la Settimana del Mobile l’evocativo portale d’ingresso a Palazzo Reale, conducendo i visitatori in un percorso tra la primavera, l’estate, l’autunno e l’inverno. Il padiglione, estensione del Salone in centro città, è stato voluto dal presidente Claudio Luti, e progettato dall’architetto e ingegnere del prestigioso Mit di Boston Claudio Ratti con l’inventore del giardino verticale Patrick Blanc. «L’idea chiave — spiega Ratti al Corriere — è mostrare alle persone come la natura entri nelle nostre città e nelle nostre case, un tema di grande attualità e in cui Milano eccelle, basti pensare ai progetti degli ultimi anni».
Parola d’ordine sostenibilità, vale a dire «la capacità di cambiare il microclima all’interno di una struttura». Un progetto in vetro e membrane filtranti (come copertura mobile per regolare l’esposizione alla luce delle piante poste all’interno) che trae ispirazione dalla pavimentazione della piazza (a losanghe), lasciando libero l’asse d’accesso a Palazzo Reale. L’installazione è stato condivisa con il Comune (in un incontro con il sindaco Sala e l’assessore Del Corno) e pensata con l’«importante contributo» della soprintendente Annamaria Terafina. «Il padiglione realizza il sogno di passare da una stagione all’altra in pochi metri».
Una serie di microclimi bilanciati dal lavoro sulle temperature interne e sulla quantità di luce in ingresso. «I raggi del sole filtrano dal tetto attraverso le membrane filtranti che si muovono in modo dinamico. Come un diaframma. I pannelli fotovoltaici poi indirizzano il calore all’interno nelle diverse direzioni».
Per la vegetazione — che va da alberi di 3-4 metri a prodotti dell’orto a simboleggiare la produzione della terra — si è partiti scegliendo le piante del territorio per poi allargare lo spettro alla flora di tutto il mondo, in omaggio al valore internazionale dell’evento Salone. Al centro delle due losanghe, una piccola arena, adatta a ospitare incontri, eventi o ritrovi informativi.
«Così il design racconta della natura che torna in città creando una nuova generazione di oggetti (agricoltura urbana e domestica)». Conclude Ratti: «Citando il Nobel Simon, la scienza si occupa del mondo così com’è, ma il design si occupa del mondo così come potrebbe essere».
Il Salone si affaccia così in città mentre i quartieri si attrezzano per il Fuorisalone. «L’esperienza del design va vissuta dentro e fuori dalla fiera — dice Luti — aprendo a una maggiore collaborazione con i distretti del design che devono essere i garanti della qualità delle loro iniziative come noi dei prodotti in fiera». Da Brera (e Fuorisalone.it), Paolo Casati conferma («Ci parliamo tanto e siamo complementari») prima di dire la sua sul museo permanente alla Triennale: «L’idea di ridurre il design in un luogo chiuso è stata quella che ci ha spinto a creare Fuorisalone.it nel 2003. Il design va celebrato e messo in scena senza piedistalli. Semmai quello che manca a Milano è un design center, un luogo d’incontro tra professionisti e imprese, al puro scopo professionale».