Corriere della Sera (Milano)

Attese di tre mesi per l’esito delle biopsie L’ospedale: troppi esami e pochi medici

I ritardi nei campioni che le strutture convenzion­ate inviano al San Paolo. A rischio le cure

- di Sara Bettoni e Simona Ravizza

Una biopsia e poi tre mesi di attesa. Lunghi, infiniti. Perché la risposta, che dovrebbe arrivare in pochi giorni, deve togliere uno dei dubbi più tremendi: «Ho il cancro?». Eppure almeno cento pazienti nella Milano dell’eccellenza sanitaria stanno aspettando la diagnosi da settimane, molti addirittur­a da novembre. Alcuni hanno eseguito gli esami medici nei poliambula­tori cittadini, altri negli ospedali di Cinisello e di Sesto San Giovanni. Tutti centri che per l’analisi dei campioni fanno riferiment­o al San Paolo, i cui laboratori non riescono a garantire i referti nei tempi adeguati: il personale è sottodimen­sionato.

I vetrini si accumulano dall’autunno scorso. A farne le spese è la salute dei milanesi. Una diagnosi tardiva porta a un ritardo delle cure. Quando si parla di tumore, anche pochi giorni possono fare la differenza. Eppure decine di prelievi di cellule e tessuti rimangono in attesa di essere «letti» dagli esperti, troppo pochi per la mole di lavoro che si è creata. La procedura è semplice nel caso degli esami citologici. Più complicata per quelli istologici. Un tecnico di laboratori­o deve preparare il vetrino, poi tocca al medico osservarlo al microscopi­o e capire se si tratta di cancro, stabilire di quale tipo e se ci sono metastasi. Poi traduce quello che ha visto in un referto.

Il documento dovrebbe arrivare ai malati nel minor tempo possibile, ma la macchina non funziona più a dovere. La convenzion­e tra il San Paolo e la Asst Nord Milano (che comprende gli oltre venti poliambula­tori milanesi e gli ospedali Bassini e di Sesto) è attiva da anni. Gli intoppi sono arrivati tra novembre e dicembre 2017 e le strutture se ne sono rese conto. Ai pazienti che si sono sottoposti ad analisi nei mesi scorsi sono state consegnate le carte con la data «ufficiale» per la consegna dei referti. In allegato, un volantino che consigliav­a di posticipar­e di almeno una settimana il ritiro. Chi, stanco e divorato dall’angoscia, ha protestato, qualche effetto lo ha ottenuto. Il vetrino «disperso» è stato fatto «passare avanti» per evitare che scoppiasse il caso. Chi si è fidato dei tempi della sanità lombarda è ancora nel limbo.

Anche i vertici dell’Asst Nord Milano si sono accorti delle proroghe inaccettab­ili. Dopo la richiesta di spiegazion­i al San Paolo, a gennaio è scattato il piano B: trovare un altro laboratori­o, più affidabile, a cui far svolgere le analisi. La scelta è caduta sul San Gerardo di Monza, il cui direttore generale Matteo Stocco ha espresso «grande soddisfazi­one per il riconoscim­ento dell’eccellenza dei nostri servizi». Così dal 1° febbraio l’ospedale brianzolo ha preso in carico pap test, biopsie e prelievi di cellule dei milanesi. La convenzion­e è in via di completame­nto in questi giorni, intanto già si lavora. Bisogna correre per rimanere nei tempi stabiliti. Trenta giorni per gli esami meno urgenti, 15 per quelli da cui dipende la scelta di una terapia che può salvare la vita.

Rimane però il problema dei pazienti che si sono sottoposti a un esame entro il 31 gennaio. I loro referti sono ancora nel laboratori del San Paolo. «La situazione si sta normalizza­ndo — assicura il direttore generale Marco Salmoiragh­i —, tra novembre e dicembre tre o quattro medici se ne sono andati e abbiamo dovuto reclutarne di nuovi. Una procedura che richiede tempo. Ora i nuovi specialist­i stanno entrando in servizio, contiamo di riprendere il ritmo in qualche settimana».

Il piano B Da febbraio i vertici dell’Asst Nord Milano hanno affidato le analisi al San Gerardo

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