«Io, salvata dal rock Poi con Maria Callas mi sono innamorata della musica lirica»
Dall’infanzia in Bulgaria all’innamoramento per la lirica La soprano Sonya Yoncheva, di scena stasera alla Scala, si racconta
La soprano bulgara Sonya Yoncheva, in concerto stasera alla Scala con musiche di Leoncavallo, Verdi e Puccini, si racconta: dai grandi ruoli femminili interpretati nelle opere liriche all’energia trasmessale da gruppi rock come i Queen, i Deep Purple e i Pink Floyd, dal confronto con Maria Callas al tema delle molestie sessuali.
Plovdiv, la sua città natale, la seconda della Bulgaria dopo Sofia, è lontana. E lontana è pure New York dove in questi giorni il marito, il direttore d’orchestra Domenico Hindoyan, è al Met per «L’elisir d’amore». Ma a Milano Sonya Yoncheva si sente a casa. «La mia casa si chiama Scala», assicura la bella soprano, occhi e capelli scuri, tratti dolci e sensuali. «Ho aspettato tanto per arrivarci. La mia prima volta, nel 2008, è stata con un’opera barocca, “Les Indes Galantes”. Avevo il cuore in gola...».
Un debutto che le ha portato fortuna...
«Subito dopo ho vinto il concorso Operalia, poi uno via l’altro i grandi ruoli, Norma, Violetta, Tosca, sulle principali ribalte del mondo. E l’anno scorso di nuovo alla Scala come Mimì nella “Bohème”. E a giugno mi aspetta “Il Pirata” di Bellini. Tra prove e recite sarà un periodo lungo, porterò con me mio figlio Mateo, che ha tre anni e mezzo e non accetta di essere lasciato per il canto. Alla Scala tornerò con lui».
Stasera intanto, accompagnata al piano da Mzia Bachtouridze, sarà di scena con pagine di Leoncavallo e Catalani, Tosti e Martucci.
«E nella seconda parte romanze di Puccini e di Verdi. Due autori che fanno parte della mia vita musicale».
Vita molto sfaccettata, dal barocco al melodramma, al belcanto.
«La musica mi piace tutta, sono innamorata della vocalità. L’opera è la mia magnifica ossessione ma il rock mi ha dato l’energia per andare avanti. Nella Bulgaria comunista il clima era grigio, ma dalla radio arrivavano le canzoni dei Queen, dei Deep Purple, dei Pink Floyd. Sono stati i miei primi idoli. Poi è arrivata la Callas»,
E con il fantasma di Maria dovrà confrontarsi per “Il Pirata”. L’ultima a cantarlo alla Scala nel ’58 fu Callas.
«Paragoni impossibili. Sono di un’altra generazione, non voglio imitare nessuno. Imogene è una donna complicata, un uccellino imprigionato in una gabbia dorata, costretta a rinunciare alla passione, straziata dal dolore. In scena vorrei far capire che la sua pazzia è frutto di quella sofferenza».
Certo le pazze all’opera sono molte, di recente a Parigi ha cantato «Lucia di Lammermoor», un altro caso da manuale psico-lirico.
«Il personaggio di Lucia ha molto in comune con Imogene, anche lei esce di senno per un amore impossibile, incapace di reggere la violenza di una società chiusa, violenta, maschilista».
A proposito, visto che anche al- l’opera le molestie non mancano, fa parte anche lei del gruppo «me too»?
«No. A me non è mai successo. Che qualcuno ci provi quando si è giovani e carine non è certamente una novità. Sta a te fermare in tempo situazioni che potrebbero diventare imbarazzanti. La mia posizione è comunque sempre stata forte e netta. E poi, se un uomo tenta di allungare le mani, invece di denunciarlo vent’anni dopo basterebbe mettere in atto sul momento un metodo infallibile...».
Che sarebbe?
«Iniziare a parlargli d’amore. Dirgli che per te la cosa più importante è il matrimonio, che non vedi l’ora di presentarlo a tua madre... E’ un sistema infallibile. Sono scappati tutti veloci come lepri. E il solo che non l’ha fatto l’ho sposato per davvero”.
Passioni
«I Queen, i Deep Purple, i Pink Floyd sono stati i miei primi idoli. Poi è arrivata Maria Callas»