Corriere della Sera (Milano)

Fontana: in fuga. Gori: così rimonto

Parlano i candidati. «Io, ex sconosciut­o ad alto gradimento». «Autolesion­ista votare Rosati»

- di Marco Cremonesi e Andrea Senesi

Sei punti percentual­i di distacco tra Attilio Fontana e Giorgio Gori. Il primo esulta: «Sono uno sconosciut­o ad alto gradimento, la mia campagna elettorale è basata sull’ascolto». Ma il sindaco di Bergamo crede nella rimonta. «Pescheremo tra indecisi ed elettori di Leu. Il mio avversario si sottrae al confronto perché gli uomini di Salvini lo hanno messo sotto tutela».

Salvini e Gentiloni, Grasso, Di Maio e Bersani. Alla fine, ci si affida sempre ai «big». Finita in soffitta la sfida a colpi di manifesti tra le squadre di militanti attacchini, sempre più spesso sostituiti dalle grandi (ed economiche) bacheche virtuali, resta il richiamo del grande nome nazionale chiamato a lanciare la volata decisiva verso le urne. Complice l’election day con le Politiche, tutti gli aspiranti presidenti proveranno a sfruttare la popolarità dei leader per strappare gli ultimi voti. Altro punto fermo: battere il territorio palmo palmo fino all’ultimo nella convinzion­e che a decidere la succession­e a Maroni sarà la Lombardia profonda.

In una corsa che finora ha regalato pochi acuti, il cambio di passo potrebbe arrivare dai confronti televisivi. Nel frattempo le strategie per gli ultimi diciotto giorni si vanno affinando. Attilio Fontana proverà a diffondere il suo programma appena sfornato con una miriade di incontri nelle città. Il modello resta lo stesso: basso profilo, in attesa del 24 febbraio, quando a Milano sfilerà il popolo leghista per ascoltare il «Capitano». Ad affiancare Giorgio Gori arriverann­o invece il premier Gentiloni e, già oggi, il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. Intanto continuerà il suo tour nelle province, affiancato da una campagna di affissioni e di inviti telefonici al voto da parte dei volontari. «Stare tra la gente» è il mantra anche del pentastell­ato Dario Violi, che con le sue «maratone» itineranti dovrebbe incrociare, prima dell’evento milanese di chiusura del primo febbraio, uno dei «rally» per il Paese di Luigi Di Maio. Grasso, Boldrini e Bersani compongono il trio che Liberi e Uguali schiererà per la corsa di Onorio Rosati, con grande evento previsto il 22 nel capoluogo e una «campagna aggressiva per farci conoscere». Mentre per sostenere Massimo Gatti (Sinistra per la Lombardia) dovrebbe arrivare Viola Carofalo, tra i fondatori di Potere al popolo.

Intanto, dopo il sondaggio del Corriere, che lo dà a sei punti dal centrodest­ra («Ma sono recuperabi­li»), il sindaco di Bergamo parte all’attacco. «Non è un caso che Fontana si sottragga ai confronti: gli spin doctor di Salvini gli dicono “meno vai in giro, meglio è”. Quando arrivo dopo di lui agli stessi appuntamen­ti, mi riferiscon­o di incontri disarmanti. Più occasioni abbiamo di farlo parlare e più chance abbiamo noi». Segnali di nervosismo: derubrica gli «insulti» l’ex sindaco di Varese. Ma Gori ne ha anche per i grillini dopo il caso rimborsi: «Si dimostra che anziché essere i più onesti, a questo punto sono i più disonesti». La replica di Violi è meno conciliant­e di quella di Fontana: «Lo invito a sciacquars­i la bocca prima di parlare del M5S. Da noi chi sbaglia è fuori, loro li candidano». Anche Rosati commenta le previsioni e prova a placare le sirene del voto utile: «Non hanno senso: anche con quel nostro 4 per cento la partita non è contendibi­le: i voti non si sommano. Chi ci sostiene lo fa perché alternativ­i sia alle destre sia al Pd».

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