Tappa Tricolore per la talpa di M4
Scavati i 5,1 chilometri della tratta Est da Forlanini
Nella pancia della città, dove la «talpa» (tbm) scava i tunnel della linea blu, ci sono le macchine, i computer, sistemi sofisticati di controllo. Ma la perfezione dell’incastro dei sette «conci» di cemento armato — un metro e quaranta di larghezza ciascuno per uno spessore di 28 centimetri —, che insieme formano l’anello di oltre sei metri di diametro, è tra il pollice e l’indice di Giovanni, l’operaio specializzato, l’«erettorista». Con un joystick muove la gigantesca ventosa che aggancia i pezzi di rivestimento che tappezzeranno le pareti della galleria e li posiziona con un moto antiorario. La talpa sembra un gigante calato nel paese di Lilliput. Ogni operaio ha un ruolo. Ogni azione è calcolata. Non c’è posto per i passi falsi.
È mezzogiorno quando l’ultimo anello viene posato. È il numero 1.335. Tanti se ne contano lungo i tre chilometri scavati in meno di un anno dalle talpe gemelle, dal manufatto Sereni/Forlanini a Tricolore. La tbm s’arresta davanti al diaframma che la separa dall’ultimo cantiere della tratta Est: non è ancora pronto a riceverla. Il ritardo c’è, nessuno lo nasconde. Le interferenze, lo spostamento dei cavi telefonici, le varianti al progetto, antichi pozzi dimenticati nelle viscere della terra, i tiranti di un parcheggio interrato, e ora altre sette piante da rimuovere. Proprio lassù, a Tricolore. La società concessionaria ha richiesto il supplemento di sacrificio del verde il 23 gennaio. Il via libera è arrivato adesso, dopo che il settore Verde ha definito il valore delle piante che dovranno essere compensate. Quando la «scatola» stazione sarà pronta, le grandi macchine romperanno i diaframmi, entreranno e lì saranno smontate e ed infine estratte.
La galleria è fatta. Il freddo entra nelle ossa sotto terra. Ma poi suona a lungo una sirena. Il caposquadra chiama a raccolta gli uomini. Si stappa la bottiglia di spumante. Il clima si riscalda. È un rito indispensabile, scaramantico. Come il saluto e il segno della croce che ogni giorno chi scende sotto terra compie davanti all’altarino della patrona
Posati 1.335 anelli Sottoterra gli operai stappano spumante per scaramanzia
dei minatori, Santa Barbara.
Giorno e notte, squadre di operai percorrono il sentiero fangoso che separa il campo base di via Cavriana dal manufatto Sereni dove scendono nel cantiere e a bordo del «barricino» — un minuscolo treno tutto in ferro che sobbalza lungo una rotaia provvisoria, dove il rumore è così assordante da far rimpiangere quello della talpa — raggiungono il posto di lavoro. Pochi minuti e il «barricino» entra nella prima futura stazione, Argonne. Poi Susa e Dateo. Da dove inizia una discesa dolce, a meno trenta metri, sotto il tunnel del Passante ferroviario, già così affollato di treni.
«Mentre la città vive, qui costruiamo il futuro», dice l’assessore alla Mobilità, Marco Granelli. Ancora più a Est, da Linate a Forlanini, i lavori avanzano rapidi. A Forlanini Stazione è già in bella mostra la prova colori: il blu intenso scelto per la linea 4, le due tonalità di beige/grigio tenue per pavimentazioni e rivestimenti delle pareti. La stazione a rustico sembra una cattedrale con i locali tecnici che si snodano uno dietro l’altro. «Ciò che è visibile ai passeggeri del metrò è solo il 10, forse il 20 per cento di quanto è costruito sotto terra», spiega l’ingegnere Guido Mannella, presidente del consorzio Cmm4 che con il collega Massimo Lodico presidente del consorzio Metro Blu presenzia alla giornata importante:
Portafortuna
la Est è la più lunga delle tre tratte della Blu (5,1 km). In giugno è previsto l’inizio degli scavi delle due gallerie della tratta Ovest, da San Cristoforo, che partiranno a distanza di un mese l’una dall’altra. Un anno e qualche mese i lavori. Poi, toccherà alla tratta Centro, con talpe più grandi — diametro 9,5 metri — così da incorporare la banchina.