Centri studi, associazioni e parchi Monza abbandona gli enti inutili
Bilancio in rosso, la giunta taglia le «quote associative». Risparmiati 200 mila euro
Operazione ragionata «I conti pubblici sono in difficoltà, abbiamo fatto pulizia per ridurre le spese»
Il bisturi della spending MONZA review del Comune di Monza non era mai sceso così in profondità. Alla prese con un Bilancio di previsione lacrime e sangue il sindaco Dario Allevi ha deciso di dare un taglio nel vero senso della parola a tutta una serie di quote d’iscrizione a enti e associazioni di consulenza e supporto giudicate inutili, ma che costavano alle case comunali oltre 200 mila euro l’anno. Alla fine dell’operazione di razionalizzazione su di un totale di 10 «tessere associative», ne sono sopravvissute solo due: quella per l’Anci, l’Associazione nazionale dei comuni italiani, e quella per il Parco di interesse sovracomunale della Media Valle del Lambro. «I conti pubblici del Comune non sono messi molto bene — ha spiegato il primo cittadino —. Per far quadrare il Bilancio abbiamo dovuto fare un’operazione ragionata di pulizia per ridurre le spese e liberare così le risorse necessarie sia a migliorare la qualità dei servizi, che ad assicurare gli interventi prioritari alle opere pubbliche necessarie alla città».
Il più costoso dei contributi finiti nel mirino della giunta monzese è stato quello per la partecipazione al Consorzio Brianza Milanese per la gestione dei rifiuti, punto di riferimento dei Comuni negli anni Novanta durante l’introduzione della raccolta differenziata, ma oramai considerato superato: all’anno, l’iscrizione costava 81 mila euro. Stesso discorso per il Centro Studi Pim, il piano intercomunale milanese che offre supporto in materia di infrastrutture e pianificazione territoriale che costava 31 mila euro l’anno, e Anutel, ovvero l’Associazione nazionale uffici tributi enti locali, per il quale l’amministrazione versava un contributo di 26 mila euro. L’elenco dei tagli comprende anche l’Upel, Unione provinciale enti locali (cinque mila euro) e il Parco d’interesse sovracomunale del Grugnotorto-Villoresi che, pur non avendo niente a che fare con Monza, nel prossimo triennio sarebbe costato 97 mila euro alle casse comunali.
Il lavoro certosino degli uffici ha portato a galla alcune quote associative che hanno fatto strabuzzare gli occhi all’assessore al Bilancio, Rosa Maria Lo Verso. «Abbiamo scoperto che pagavamo 12 mila euro per l’iscrizione all’Associazione città d’arte della Pianura padana — ha sottolineato Lo Verso — e abbiamo appena ricevuto una lettera d’invito a rinnovare la quota per partecipare ad Avviso pubblico, un ente che si occupa di formazione civile contro le mafie, che ci sarebbe costata mille e 200 euro». Il bisturi ha inciso anche sul Distretto green and high tech Monza e Brianza. Fondato nel 2008 per rinverdire i fasti della Silicon Valley del Vimercatese, il Distretto aveva fra i suoi principali sostenitori la Provincia di Monza quando la carica di presidente era ricoperta proprio da Allevi. «Continueremo a farne parte anche se non pagheremo la quota di 29 mila euro — spiega il primo cittadino —. Sono stato e sono tutt’ora un suo sostenitore, ma se enti di questo tipo dopo tre anni di lavoro non sono in grado di reggersi sulle loro gambe, non possono continuare a vivere grazi ai contributi pubblici».