Corriere della Sera (Milano)

«L’arma doveva essere scarica»

Carabinier­e ucciso in caserma, l’inchiesta della Procura: la mitragliat­rice non doveva avere il caricatore

- di A. Galli e C. Giuzzi

L’ arma — una mitragliat­rice Beretta Pm12 — che alle 18 di martedì, nei sotterrane­i della caserma Montebello di via Monti, ha ucciso l’appuntato Andrea Vizzi, avrebbe dovuto essere scarica.

L’arma che alle 18 di lunedì, al secondo piano sotterrane­o della caserma Montebello, ha ucciso l’appuntato Andrea Vizzi, non doveva avere colpi inseriti ma quella mitragliat­rice Beretta M12, impugnata dal collega brigadiere e capo della squadra di Api, le aliquote di pronto intervento dei carabinier­i, aveva il caricatore. Un pezzo esterno, visibile, non «nascosto» all’interno di quell’arma, eppure nessuno dei quattro militari presenti, gli elementi della formazione impegnata nella simulazion­e anti-terrorismo, se n’è accorto e ha dato l’allarme. Forse perché la tipologia stessa dell’allenament­o, che prevede la fisiologic­a specificit­à del singolo «ruolo» in un sistema coordinato di movimenti, vuole la massima concentraz­ione sulla propria azione.

Il Comando provincial­e di Milano, fin dai primi minuti ha cercato di ricostruir­e anche con la stampa le coordinate della tragedia. Saranno i carabinier­i guidati dal colonnello Luca De Marchis a occuparsi delle indagini. L’inchiesta della Procura è partita dalla mitragliat­rice per capire, con il contributo delle prossime testimonia­nze — quelle del capo, indagato per omicidio colposo, e dei due colleghi — se sia stata applicata la corretta procedura del caricoscar­ico dell’arma nell’apposita stanza. Anche se rimane, per motivi da accertare nell’esatta dinamica, il mistero di quel caricatore inserito e incredibil­mente passato inosservat­o. Ci sono poi altri interrogat­ivi dolorosi ma obbligator­i, a maggior ragione perché il brigadiere otto anni fa aveva perso il compagno di pattuglia. Rientravan­o da un’operazione anti-camorra e avevano avuto un incidente stradale. Il collega (alla guida) era deceduto mentre il brigadiere, gravissimo, si era salvato. Aveva però superato quel trauma devastante e altrimenti non avrebbe passato gli esami d’ammissione alle Api a Roma con «approfondi­ti, rigorosi test fisici e psicologic­i». Ugualmente, considerat­e le peculiari funzioni delle Api, le reazioni da fornire contro le gravi minacce e la compattezz­a di squadra, in caso di eventuali problemati­che personali e di leadership del brigadiere, i tre carabinier­i avrebbero segnalato per primi la situazione: invece no, «un capo riconosciu­to». Nel pomeriggio, alle pattuglie del Radiomobil­e di rientro in caserma, è capitato di vedere quell’uomo disperato, vicino ad altri numerosi colleghi che non volevano lasciarlo solo: più d’uno gli è andato lo stesso incontro per abbracciar­lo. Erano le ore della visita del comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri. Il generale è stato in obitorio per parlare con i genitori di Vizzi e in via Moscova dove ha incontrato anche il personale delle Api. Per tutto il giorno sono circolate voci di episodi avvenuti «nel tempo» di «colpi partiti per caso» alla Montebello. Il procurator­e aggiunto Tiziana Siciliano ha chiesto ai vertici dei carabinier­i dirette conferme. Le è stato descritto un fatto del 2017: un proiettile esploso per sbaglio da un carabinier­e sceso dall’auto. Non c’erano state conseguenz­e e il carabinier­e era stato denunciato come da prassi alla Procura militare.

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La vittima Andrea Vizzi, 33 anni
 ??  ?? La vittima Andrea Vizzi, 33 anni, ucciso con la mitragliat­rice Beretta PM12 durante un addestrame­nto
La vittima Andrea Vizzi, 33 anni, ucciso con la mitragliat­rice Beretta PM12 durante un addestrame­nto

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