Case popolari Rabaiotti: sconti ai morosi poveri
L’assessore Rabaiotti: lavoriamo per spalmare le riscossioni ma ora sono permesse anche le transazioni
Inquilini morosi delle case popolari, l’assessore Gabriele Rabaiotti risponde all’inchiesta del Corriere aprendo a una revisione del debito per le posizioni più complicate: «La Corte dei conti adesso ci dà la possibilità di transazioni che riducano l’importo del debito oltre alla riscossione spalmata già messa in campo. L’importante è distinguere tra furbi e bisognosi».
Non un condono. Non uno sconto indiscriminato. Ma è la Corte dei conti, dopo aver esaminato origini ed evoluzione del maxi debito (350 milioni) accumulato dagli inquilini che vivono nelle 28 mila case popolari del Comune, ad aprire una nuova possibilità per cercare di recuperare almeno una parte di quegli affitti non pagati negli ultimi 15 anni. Il debito degli abitanti verso Palazzo Marino si accumula al ritmo di circa 40 milioni l’anno, per bollette di affitti e servizi non pagate. Cercare di recuperare quei crediti, per il Comune, è spesso antieconomico: l’azione giudiziaria costa più di quel che si riesce a recuperare, perché spesso i debitori sono in situazione di grave povertà. Ecco allora la strada suggerita dalla magistratura contabile: lavorare anche sulle «transazioni». Tradotto: il Comune può utilizzare la propria «discrezionalità» per ridurre almeno una parte di quei debiti e rendere i pagamenti «sostenibili» per le famiglie morose. «È un punto centrale e un’importante innovazione — spiega l’assessore alla Casa, Gabriele Rabaiotti —, nelle case popolari esiste un mondo nel quale convivono furbi e bisognosi, persone che approfittano e persone in reale e profonda difficoltà. Il tema chiave allora è distinguere. E avere strumenti efficaci per muoversi secondo giustizia».
Fino a oggi il Comune (anche per evitare ipotesi di danno erariale) ha lavorato sulle «modalità di riscossione»: «Prima la massima dilazione in rate per gli arretrati — spiega l’assessore — era di 24 mesi. Con il Consiglio comunale abbiamo allargato fino a 120 rate, dunque dieci anni, con l’obiettivo di offrire una possibilità davvero sostenibile per chi intende mettersi in regola ma non potrebbe farlo in tempi stretti. Oggi però è la stessa Corte dei conti che apre la prospettiva di lavorare non solo sulle modalità di pagamento, ma anche sul quantum». Lavoro complesso, che coinvolgerà i sindacati e l’avvocatura del Comune. Percorso però «di buon senso»: «Questa possibilità di alleggerire il debito, in passato, il Comune non l’ha mai avuta — conclude l’assessore — e da ora, con il pronunciamento della Corte dei conti, che ha compreso a fondo i veri punti critici nella gestione delle case popolari, inizierà una nuova fase di lavoro».