Le donne morte, il giallo si complica
Niente coltellate all’anziana di Ornago, la figlia ha i polsi tagliati. Ma Villa resta in cella
Il rebus della morte di Amalia Villa e Marinella Ronco si complica. I primi esiti dell’autopsia sui corpi delle due donne trovate morte a Ornago mettono in dubbio il duplice omicidio, per cui è in carcere Paolo Villa, fratello e zio delle vittime. Ora si pensa all’omicidio-suicidio. Su Amalia non emergerebbero lesioni, mentre sugli avambracci della figlia tagli farebbero pensare a un gesto autolesionistico.
L’autopsia, fondamentale per risolvere il rebus della morte di Amalia Villa e Marinella Ronco, attende ancora le risposte definitive. Ma i primi esiti dell’accertamento medico legale compiuto sui corpi delle due donne di 85 e 52 anni, trovate il 10 febbraio sul pavimento della loro camera da letto in avanzato stato di decomposizione, ora mettono in dubbio lo scenario del duplice omicidio, inizialmente tracciato dagli inquirenti e per il quale si trova in carcere il 75enne Paolo Villa, rispettivamente fratello e zio delle due vittime. L’uomo che condivideva con sorella e nipote l’appartamento di via al Santuario, a Ornago, in cui si è consumata la tragedia. Ancora presto per arrivare a conclusioni definitive sul giallo. Tuttavia, da un primo esame sul corpo dell’anziana Amalia Villa, non emergerebbero lesioni o altre tracce compatibili con una morte violenta. Mentre sugli avambracci della figlia Marinella emergerebbero dei tagli all’altezza dei polsi, che farebbero pensare ad un gesto autolesionistico della donna.
A questo punto, potrebbe essere decisiva la perizia tossicologica che la procura di Monza ha disposto allo scopo di accertare se qualcuna di loro, o entrambe, avesse ingerito barbiturici o altre sostanze nocive. Così come potrebbero aiutare non poco le altre risultanze medico-legali nella speranza di capire quale, tra Amalia e Marinella, sia morta per prima. Per non parlare della quantità di reperti e materiale sequestrato dai carabinieri del Ris e da sottoporre ad accurate analisi di laboratorio, dopo oltre sette ore di sopralluogo nella casa.
E ancora, a complicare il quadro, quelle tracce di sangue, in parte ripulito (comprese quelle sulla lama di un coltello riposto nel cassetto delle posate), in parte no. Fino ad ora i carabinieri della compagnia di Vimercate, coordinati nelle indagini dal pm monzese Emma Gambardella, hanno sempre mostrato grande cautela e nessuno si è certo affrettato a ritenere il caso chiuso. L’ipotesi dell’omicidio-suicidio consumato tra le due donne, pur essendo sempre rimasta in secondo piano, in realtà non è mai stata scartata del tutto.
Tuttavia, in queste ore a Monza c’è un uomo in carcere con un’accusa pesantissima. Paolo Villa, l’ex assessore da tutti benvoluto ed apprezzato dai cittadini del piccolo comune del Vimercatese per i suoi trascorsi nel modo del volontariato locale. Il suo difensore, l’avvocato Maura Traverso, promette battaglia e ha già annunciato intenzione di ricorrere al tribunale del Riesame contro il provvedimento che ha mandato in cella il suo assistito. Lui, peraltro, è l’uomo che potrebbe sciogliere una volta per tutte i nodi della vicenda e fare finalmente chiarezza.
Ma le sue condizioni fisiche e mentali, secondo quanto emerso, non lo fanno apparire in grado di illuminare i troppi punti ancora oscuri nella ricostruzione del fatto. Villa, da quanto appreso, non riesce ancora a parlare al passato della sorella («Mi ricordo di averla lasciata che dormiva, non so cosa dire», sarebbero state le sue parole) pur ricordando con precisione altri aspetti legati al passato lontano della sua vita. Negli ultimi tempi i vicini e gli avventori del solito bar dove l’uomo pare si lasciasse andare ad abbondanti bevute, lo vedevano trasandato nell’aspetto. Poco lucido. Non più il personaggio di una volta. Lui, già «ornaghese dell’anno», sempre pronto a dare una mano a chi era in difficoltà. Gli inquilini del palazzo di via al Santuario dicono che, nei giorni precedenti la macabra scoperta, avvenuta per puro caso a seguito di un malore dell’uomo, lo sentivano al citofono che chiedeva di entrare perché — questa la spiegazione — era «senza le chiavi del portone».
Un uomo scosso, per il quale potrebbe volerci anche una perizia psichiatrica. L’unico elemento di certezza relativo a Paolo Villa, a parte il fatto che ha convissuto per giorni con i cadaveri di sorella e nipote in casa, arriva dal suo corpo che non presenta segni o ferite compatibili con una colluttazione. O ha ucciso senza aver avuto bisogno di lottare, oppure, se le cose fossero andate diversamente, è in cella con un’accusa tanto grave quanto immeritata.