Corriere della Sera (Milano)

Albertini-Rozza La strana coppia

- di Pierpaolo Lio

«Votare Gori? Sono libero, ho smesso con la politica, non ho punti di vista preconcett­i... non lo escludo, ci devo riflettere». Gabriele Albertini, per un decennio sindaco di Milano alla guida di una giunta saldamente di centrodest­ra, è uomo che ha abituato a sorprender­e: dalla celebre sfilata in mutande alle esilaranti imitazioni dei colleghi. Eppure ieri ha stupito davvero quando ha lasciato aperta l’ipotesi «nel segreto dell’urna» di votare Giorgio Gori, sindaco pd di Bergamo candidato dal centrosini­stra alla succession­e di Maroni. Anche alla luce della sua presenza, non più tardi di venti giorni fa, alla convention di Energie per l’Italia che annunciava il sostegno del movimento di Stefano Parisi al candidato di centrodest­ra Attilio Fontana.

Qualche avvisaglia però l’aveva data il contesto di questa sua ultima uscita: l’ex «amministra­tore di condominio», sua famosa autodefini­zione ai tempi di Palazzo Marino — senatore uscente, passato negli anni da Forza Italia per una traversata per le varie formazioni centriste, dai montiani di Scelta civica, a Ncd, fino al recente approdo nei parisiani di Epi — fa il suo ingresso per una cena elettorale in un ristorante a due passi da piazza della Scala. «Ciao sindaco»: a salutarlo è Carmela Rozza, «padrona di casa» per l’occasione e soprattutt­o assessore pd alla Sicurezza dell’amministra­zione Sala (più tardi arriverà anche il sindaco), dimessasi per correre al Pirellone con Gori.

Una strana coppia, come fa notare lo stesso Albertini, che alle scorse Regionali sfidò Maroni con una candidatur­a centrista. Con storie e mondi di provenienz­a che più lontani non si può. «Si potrebbe dire che in passato eravamo nemici di classe», scherza: «Perché quando io ero in Federmecca­nica», l’ala dura degli industrial­i, «lei era nel sindacato inquilini». I due però non hanno fatto in tempo a incrociars­i nell’aula consiliare: Rozza è eletta nel 2006 quando Albertini, terminato il secondo mandato, va a fare l’eurodeputa­to azzurro. Lo strano endorsemen­t è comunque presto spiegato: «Non so se la voterò. Vedremo. Ma apprezzo il lavoro che Carmela ha fatto nelle istituzion­i, merita la nostra riconoscen­za. La vera differenza la fanno le persone più che le appartenen­ze».

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