Libeskind: «Spero ancora nel museo»
I 31 piani entro dicembre. Tavolo per l’arte al padiglione 3: non sarà casa di musica o sport
Daniel Libeskind presenta l’ultimo grattacielo di Citylife, il Curvo: raggiungerà i 175 metri entro Natale e sarà pronto per ospitare i lavoratori di Pricewaterhouse Coopers nel 2020. Il progettista ha parlato anche di musei. Quello di arte da lui progettato (e poi tagliato) e quello del design. Intanto, il Fuorisalone diventa un gioco in scatola.
di Sara Bettoni e Giacomo Valtolina
L’architetto Daniel Libeskind apre le porte delle «sue» residenze di via Spinola per (ri)presentare il Curvo, la terza torre di Citylife da ieri ufficialmente «affittata» (per un periodo superiore ai 18 anni) dalla società di consulenza contabile e fiscale Pricewaterhouse Coopers (Pwc) che affiancherà Allianz (nel Dritto del duo Isozaki e Maffei) e Generali (nello
Storto di Zaha Hadid). Alto 175 metri, per 31 piani, con una forma raccolta, ispirata alla Pietà Rondanini di Michelangelo, il Curvo a luglio arriverà al 16esimo piano per essere concluso entro Natale e accogliere i 3.500 tra dipendenti e collaboratori di Pwc nel 2020. Un grattacielo che per l’archistar (milanese di adozione) è «un esempio unico di come politiche virtuose possano proiettare un quartiere di una città carico di storia e tradizione direttamente nel 21esimo secolo». A livello urbanistico, ambientale e tecnologico, «in uno spazio sociale fatto di persone che qui vivono, lavorano e fanno sport, shopping o una passeggiata nel verde» e a cui manca soltanto un’anima «culturale». E il riferimento non può che essere al suo Museo di arte contemporanea tagliato dalla giunta Pisapia, all’epoca dell’assessorato alla Cultura del nuovo presidente della Triennale, Stefano Boeri, poiché troppo costoso (40 milioni di oneri). «Sono ancora convinto che il museo si farà: ce n’è bisogno» ha spiegato Libeskind, nonostante l’assenza di riscontri nei piani urbanistici della città, oggi più impegnata nelle discussioni sul museo del design e sul padiglione 3 di piazza Sei Febbraio gioiello art
nouveau degli anni 20, già previsto con destinazione d’uso, appunto, culturale.
Sul museo del design, Libeskind dice che sarebbe meglio fosse «un’architettura nuova», come chiedono le aziende del settore, candidando indirettamente se stesso («ho firmato moltissimi musei in giro per il mondo», dal Jüdisches Museum di Berlino all’Ontario Royal museum di Toronto), così come «nuove» dovranno essere «le modalità di interazione tra spazi e pubblico». Ma — conclude parlando alla nuova governance della Triennale — dovrà essere «aperto al mondo e non semplice sintesi della realtà territoriale».
Sul padiglione 3, la situazione è a uno stadio più avanzato. Assieme al Parco delle sculture (all’aperto), sarà il polo culturale di Citylife. La società ha incaricato il professore della Bocconi, Severino Salvemini di presentare un progetto da destinare agli assessorati competenti, Urbanistica e Cultura. «Siamo garanti della qualità delle proposte» dice l’accademico, aprendo alla possibilità che gli affascinanti (ma complessi) spazi dell’edificio possano essere monofunzionali e non polifunzionali come finora ipotizzato. Escluse le destinazioni sportive e musicali (l’edificio doveva essere palazzetto per concerti), difficile immaginare quel museo d’arte inteso da Libeskind o, appunto, quello del design. All’appello della riqualifica dell’ex fiera mancano alcuni tasselli. Altre 120 residenze Libeskind verranno costruite sui terreni oggi campo da golf («avranno tagli più piccoli e prezzi più elevati» delle attuali, oggi «occupate al 90%») e si attende il progetto sulle aree a Nord (dove sono stati inaugurati campi da tennis), già oggetto di bandi interni del proprietario di Citylife, le Generali. Da capire infine il futuro dell’area della torre Arduino (anch’essa firmata Libeskind) che oggi ospita la flora di Orticola.
Dal canto suo, Pwc punta a lasciare la sede di via Monte Rosa entro la fine del 2020 per insediarsi in un ambiente di lavoro «smart e capace di creare valore». Chiude Libeskind, su Milano: «Per questa città ci sarò sempre. Non è un ma una vera storia d’amore».