Corriere della Sera (Milano)

Il Mondiale a calci e pugni

Sabato a Sesto i campionati iridati di Muay Thai, la boxe thailandes­e «Fatica e sacrifici ma pochi soldi»

- Luca Salvi

Un anno fa a Monza la «Ring War» riempì il Palazzetto dello Sport. Un anno dopo la competizio­ne nazionale e internazio­nale di Muay Thai, la boxe thailandes­e, torna in terra lombarda. Sabato sera al Palasesto di Sesto San Giovanni tra le sedici sfide in programma per la prima volta si assegnerà anche il titolo mondiale di Muay Boran, l’arte marziale madre di questo sport, detta a mani cordate, con i bendaggi al posto dei guantoni. In lizza per la cintura rossa, il campione in carica, il francese Abdel Alikada, e il campione di Thailandia Newwanghja­n Pakornporn­surin. Si prevede il tutto esaurito. Non mancherà la copertura televisiva.

A introdurre l’evento è Diego Calzolari, 39 anni, bolognese, dirigente del settore Muay Thai della Federazion­e Italiana Kick Boxing Muay Thai e Savate. Uno tra i pionieri in Italia (tre mondiali vinti) e che nella sua palestra De Gym a Sesto ha realizzato «l’unico campo di allenament­o dedicato solo al Muay Thai». Duecento gli iscritti. Come spiegare ai neofiti questa disciplina? «Originaria della Thailandia, è l’unica arte marziale che ha come palco il ring — afferma Calzolari — ed è chiamata l’arte delle otto armi perché si può colpire con mani, gomiti, ginocchia e piedi». Nella Boran anche con la testa. Si potrebbe pensare a una lotta all’ultimo sangue. E invece «nel Muay Thai l’obiettivo non è demolire l’avversario — continua il dirigente federale —. Se all’ultimo round sei in netto vantaggio, allenti i colpi o ricorri a combinazio­ni meno pericolose». Cinque round di tre minuti per assegnare i titoli mondiali, tre negli altri tornei. Si vince a punti o per k.o. Prima di ogni sfida, non manca la danza rituale dei due contendent­i. «Muay» e «Thai» significan­o «lotta del popolo libero: la Thailandia è l’unica terra del Sudest asiatico mai colonizzat­a».

In Italia la disciplina si diffonde tra gli anni ‘80 e ‘90 con i seminari tenuti dai maestri thailandes­i e dagli atleti francesi. Nel 1994 i primi match a Bologna e Roma, mentre gli atleti italiani si trasferisc­ono per allenarsi in Francia e Olanda. Milano entra in gioco con il nuovo millennio: i primi scontri al Palalido. E gli italiani cominciano a combattere alla pari dei maestri. La Nazionale cresce insieme a Calzolari, viene riconosciu­ta dal Coni nel 2010, «anche se a volte mancano i numeri per selezionar­e atleti in tutte le categorie». Il movimento comunque cresce «del 25% all’anno: oggi ci sono 150 mila praticanti in tutta Italia, 23mila dei quali tesserati alla Federazion­e, 7 mila in Lombardia, 2.500 a Milano». Ottantacin­que le associazio­ni lombarde che operano in circa 2 mila palestre, 400 gli insegnanti, 60 dei quali su Milano. Cresce la partecipaz­ione femminile. Sabato ci sarà anche il match tra due campioness­e: Chiara Giusti e Jessica Puglisi. L’etica alla base del Muay Thai conquista le scuole. Si fa lezione in classe o le scolaresch­e vengono in palestra. «Imparano spirito di sacrificio e rispetto reciproco». Si campa di questo sport? Per le competizio­ni è previsto il rimborso spese. I campioni italiani solitament­e hanno un altro lavoro. Uno degli sfidanti di sabato, Luca Tagliarino, già vicecampio­ne mondiale, lavora in un’azienda di programmaz­ione a Sesto».

 ??  ??
 ?? (Fotogramma) ?? Sul ring In alto, Luca Tagliarino, già vicecampio­ne mondiale. Sabato Tagliarino sarà sul ring del Palasesto dove si assegnerà il titolo iridato. A destra, Diego Calzolari, 39 anni, tre Mondiali vinti, oggi dirigente della Federazion­e
(Fotogramma) Sul ring In alto, Luca Tagliarino, già vicecampio­ne mondiale. Sabato Tagliarino sarà sul ring del Palasesto dove si assegnerà il titolo iridato. A destra, Diego Calzolari, 39 anni, tre Mondiali vinti, oggi dirigente della Federazion­e

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy