Corriere della Sera (Milano)

Caso San Paolo primari in rivolta

L’associazio­ne di categoria difende il medico nel mirino

- di Simona Ravizza

Primari in rivolta dopo lo scandalo delle biopsie al San Paolo. La loro convinzion­e è che del fatto, grave e inaccettab­ile, devono rispondere i vertici sanitari, non il singolo primario: «La responsabi­lità per quel che è successo va ricondotta all’apparato amministra­tivo. La sua efficienza e capacità, invece, viene raramente valutata, se non quando scoppiano scandali e talvolta nemmeno lì».

L’associazio­ne di categoria dei primari ospedalier­i (Anpo) interviene con una lettera al Corriere sul caso dei referti di quasi mille esami per la diagnosi di sospetti tumori rimasti fermi per mesi. Un episodio increscios­o, su cui sta cercando di fare luce una commission­e d’inchiesta voluta dall’assessore alla Sanità Giulio Gallera. È lui il primo ad assumere una posizione ferma il 9 febbraio, a poche ore dalla denuncia dei fatti: «I vertici del San Paolo hanno una responsabi­lità innegabile e dovranno rispondere del loro operato». Subito dopo il direttore generale dell’ospedale, Marco Salmoiragh­i, rimette il mandato (non c’è nessuna lettera di dimissioni, ma la disponibil­ità del manager a fare un passo indietro). E due giorni fa trapela l’ipotesi di sostituire il primario Gaetano Bulfamante: il capo del laboratori­o di anatomia patologica andrà, salvo sorprese, a occuparsi a tempo pieno della specialità di cui risulta tra i massimi esperti, la diagnostic­a delle patologie feto-placentari; mentre il suo posto sarà occupato da un nuovo primario (la questione è al centro di diverse riunioni tra il direttore generale del San Paolo Marco Salmoiragh­i e il rettore della Statale Gianluca Vago). In questo contesto si inserisce la presa di posizione dell’Associazio­ne nazionale dei primari ospedalier­i guidata in Lombardia da Carlo Montaperto: «Il prof. Bulfamante, anatomo patologo di fama, è individuat­o, prima ancora che si chiudano i lavori della commission­e di indagine nominata dall’assessore Gallera, come il responsabi­le del grave disservizi­o delle oltre 900 indagini cito-istologich­e (biopsie) che hanno accumulato ritardi diagnostic­i di oltre due mesi. La sua colpa è di non avere sostituito i medici che nel giro di pochi mesi si sono dimessi dal laboratori­o di analisi — scrive Montaperto —. Ma un primario non può sostituire né assumere nessuno, può solo segnalarlo, con più o meno veemenza, preoccupaz­ione e determinaz­ione, ma può solo segnalarlo. Ad acquisire il personale è una struttura che espleta concorsi e incarichi, su input della direzione generale, a sua volta vincolata a disposizio­ni di bilancio».

Qui arriva l’affondo: «Dalla comunicazi­one all’espletamen­to sono passati molti mesi (dal 26 luglio al 9 febbraio,

La responsabi­lità va ricondotta all’apparato amministra­tivo. Assumere con un anno di ritardo medici e in numero inferiore a quanto richiesto è un vecchio trucco per risparmiar­e soldi e far quadrare bilanci sulla pelle del paziente che deve attendere pazienteme­nte. Regione Lombardia, in corso d’anno, nel 2017 ha imposto una riduzione del costo di personale a molte aziende sanitarie, per mantenere in equilibrio il bilancio regionale. Le direzioni generali si sono rapidament­e adeguate (per mantenere il loro posto!). È qui che va, quindi, cercato il livello di responsabi­lità o meglio di irresponsa­bilità».

L’accusa è pesante: «Nei vertici ospedalier­i manca il coraggio morale e il senso di responsabi­lità per opporsi all’iniquo e vedere oltre la scadenza del proprio incarico». Resta ora da capire quel che l’assessore Gallera — conclusion­i della commission­e d’inchiesta alla mano — deciderà di fare per porre fine alla questione.

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