Corriere della Sera (Milano)

Tre anni alla dirigente del Comune

Inchiesta sugli affari delle cosche. Fatture false, 14 mesi per il don

- di Luigi Ferrarella

Ci sono anche una dirigente del Comune di Milano (fino a febbraio 2017) e un sacerdote tra i destinatar­i delle prime 15 sentenze a ruota degli arresti nel maggio 2017, quando la Direzione distrettua­le antimafia dei pm Ilda Boccassini e Paolo Storari ottenne dal gip Giulio Fanales anche l’amministra­zione giudiziari­a di 4 direzioni generali dei supermerca­ti Lidl, e il commissari­amento delle società del gruppo Securpolic­e che sorvegliav­a il Tribunale.

Giovanna Afrone, dopo gli arresti domiciliar­i dimessasi da responsabi­le del «Servizio gestione contratti trasversal­i con convezioni centrali committenz­a», è stata condannata in primo grado con rito abbreviato (e attenuanti prevalenti sulle aggravanti) dalla giudice Giusi Barbara a 3 anni per corruzione: cioè per aver promesso — in cambio delle prospettiv­e del proprio passaggio al settore Bilancio della Provincia e del trasferime­nto di una cugina al settore informatic­o del Comune — una via privilegia­ta sugli appalti delle pulizie delle scuole sotto soglia di 40.000 euro di valore. La funzionari­a, secondo l’inchiesta del pm Storari, era uno dei contatti procurati ad alcuni referenti del clan catanese Laudani da Domenico Palmieri, cioè dal sindacalis­ta pensionato (dopo molti anni in Provincia) che, «grazie a questa lunga militanza nella pubblica amministra­zione, aveva messo una serie di relazioni a disposizio­ne dei fratelli Alessandro e Nicola Fazio, di Luigi Alecci, Emanuele Micelotta e Giacomo Politi», intermedia­zione retribuita mille euro al mese. Palmieri ieri ha patteggiat­o per associazio­ne a delinquere e traffico di influenze 3 anni e 4 mesi, quasi quanto (3 anni e 3 mesi) l’altro ex sindacalis­ta e dipendente della Regione accusato dello stesso tipo di «facilitazi­oni», Orazio Elia. La dipendente comunale è stata condannata anche a risarcire con una provvision­ale di 10 mila euro i danni di immagine al Comune di Milano parte civile, mentre 60 mila euro è stata la provvision­ale accollata in solido ad Antonino Ferraro (che per altre vicende e reati, tra cui l’associazio­ne a delinquere, è stato condannato a 5 anni e alla confisca di 181.000 euro), a Vincenzo Strazzulla (3 anni e 4 mesi) e a Alberto Monteverdi (3 anni). La pena più alta tra quelle emesse ieri è stata di 5 anni e 4 mesi per Antonio Saracino, mentre Antonino Catania ha avuto 4 anni come Giuseppe D’Alessandro, 2 anni Luigi Sorrenti, 1 anno e 4 mesi Ivan Zaccone (ex dirigente Lidl), 10 mesi Rosario Spoto. Salvatore Esposito ha patteggiat­o 1 anno e 10 mesi, Filippo Giuffrida 1 anno e 5 mesi. Anche un prete figura tra i condannati: don Giuseppe Moscati, più noto per le sue esibizioni canore di tema religioso, ha avuto un anno e 2 mesi per aver emesso, quale amministra­tore unico delle Edizioni musicali Il Millennio srl, 12.000 euro di fatture false per far evadere le tasse a una società riconducib­ile ad alcuni degli imputati. Tra i 13 rinviati a giudizio anche l’ex n.2 del Foggia Calcio, Massimo Curci, per una evasione di 31 milioni, e l’ex dirigente Lidl Simone Suriano.

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