Esami in 6 mesi, tre giorni se paghi
Il dossier riservato sulle liste d’attesa, nervo scoperto della sanità. Le proposte dei candidati
Sei mesi per una colonscopia contro 3 giorni a pagamento, due mesi e mezzo contro un giorno per un’eco all’addome e 4 mesi e mezzo contro un giorno per un’eco al seno. I dati del dossier riservato del Pirellone. Le proposte dei candidati in Regione contro le liste d’attesa.
Prenotare una visita medica resta un supplizio senza fine. Con il servizio sanitario ci vogliono lunghi mesi di attesa. Per averla subito bisogna pagare. I malati scontano quotidianamente il problema sulla propria pelle. Al Policlinico ci vogliono sei mesi per una colonscopia contro tre giorni a pagamento, per un’ecocolor doppler cardiaca 14 giorni contro uno, per una ecografia all’addome completo due mesi e mezzo contro uno e per un’ecografia bilaterale alla mammella 31 contro 22. Al Niguarda per una colonscopia con il servizio sanitario bisogna aspettare oltre otto mesi contro 15 giorni a pagamento, per un’ecografia all’addome completo quattro mesi contro 6 giorni, per un’ecografia alla mammella quattro mesi e mezzo contro un giorno a pagamento e per una mammografia due mesi e mezzo contro 11 giorni. Al Sacco per una colonscopia sono 162 giorni contro 5, per una mammografia 55 giorni contro 8, per un’ecocolor doppler 103 contro 16, per un’ecografia alla mammella 154 contro 8 e per un’ecografia all’addome completo 124 contro 8.
L’elenco continua. Tutti i dati sono raccolti nel dossier elaborato dal Comitato dei controlli di Regione Lombardia, il pool che deve monitorare per conto del governatore uscente Roberto Maroni il buon funzionamento dell’amministrazione pubblica. La fonte più che autorevole rende la relazione presentata lo scorso luglio in commissione Affari istituzionali particolarmente scottante: «Emerge — si legge nelle conclusioni — una differenza dei tempi di attesa tra il servizio sanitario e le prestazioni a pagamento che, per taluni esami e in taluni ospedali, è pari a 25 volte». Adesso il Corriere, grazie a un accesso agli atti, è in grado di conoscere i documenti del report finora rimasti segreti, ossia le centinaia di pagine che fotografano la situazione ospedale per ospedale ed esame per esame. I numeri sono riferiti al 2016. È l’unica analisi ufficiale e super partes disponibile. I risultati, che mostrano l’eterna odissea dei pazienti in attesa di un esame medico, documentano una situazione spesso fuorilegge: gli appuntamenti dovrebbero essere dati in linea di massima entro 30 giorni per una visita ed entro 60 per una prestazione diagnostica; non solo: la richiesta di esami a pagamento dovrebbe essere una libera scelta del cittadino e non l’unica strada percorribile per ottenere una prestazione in tempi brevi.
Gli sforzi compiuti nei cinque anni di governo di Roberto Maroni per cercare di risolvere il problema sono sintetizzati nell’ultima delibera proposta dall’assessore alla Sanità Giulio Gallera lo scorso 17 gennaio: «Tempi d’attesa per le prestazioni di specialistica ambulatoriale - Stato di attuazione delle politiche regionali ed indirizzi di sistema per il loro ulteriore contenimento». Con la misura «Ambulatori aperti» 200 mila lombardi in un anno possono eseguire gli esami medici in orari serali e nel fine settimana (dal lunedì al venerdì, dalle 18 alle 22; il sabato, dalle 8 alle 15 e la domenica, dalle 8 alle 13). Uno dei cavalli di battaglia della legislatura al termine è, poi, consentire al paziente che vuole prenotare un esame tramite il call center regionale (800.638.638) di potere conoscere sia le disponibilità degli ospedali pubblici sia quelle dei privati accreditati. L’obiettivo è di permettere al cittadino di essere messo al corrente con una sola telefonata delle prime date disponibili. La lunga querelle con i privati accreditati, restii nel rendere pubbliche le loro agende, è arrivata di recente a conclusione: chi telefona all’800.638.638 può conoscere per la prima volta anche le disponibilità degli ospedali privati accreditati, ma senza potere prenotare direttamente (gli viene dato il telefono del cup). Vale lo stesso per il sito www.prenotasalute.regione.lombardia.it. C’è, infine, la possibilità per il paziente di richiedere in regime di libera professione (con il solo pagamento del ticket) un esame, se nessun ospedale dell’Ats (ex Asl) lo garantisce nel tempo di attesa stabilito: ma la misura appare per lo più ancora sconosciuta anche ai centralinisti stessi degli ospedali. Traguardi ancora da raggiungere, lo stop alle doppie prenotazioni (ossia quelle che i pazienti effettuano in contemporanea intasando inutilmente le agende) e gli appuntamenti persi per chi non si presenta all’ultimo minuto.