In Lombardia raddoppiata la produzione di vini bio
Pecore nane tra i filari per curare la vite. Feromoni che limitano la riproduzione degli insetti nocivi. Sono le ricette della viticoltura biologica, nuovo trend in Lombardia. «Coltivazioni pronte al raddoppio» secondo la Regione. A oggi si contano più di 800 ettari trattati in base a dettami bio, cioè evitando l’uso di molecole di sintesi. Altri 900 sono in via di conversione. Sostenibilità ambientale e biodiversità (sono 90 le tipologie di vite regionali) come insegne del territorio a Vinitaly 2018. Al Salone internazionale del vino di Verona, in programma dal 15 al 18 aprile, accorreranno 200 produttori lombardi a rappresentare le 3.116 aziende attive. Tra loro anche Silvano Brescianini della Barone Pizzini, prima realtà biologica in Franciacorta. «Abbiamo dato il via alle prove nel 1998, la certificazione è del 2001 — spiega il direttore generale —. Usiamo “trappole” a feromoni che creano confusione sessuale negli insetti nocivi e impediscono che si moltiplichino troppo». L’obiettivo è estendere a tutto il consorzio di Franciacorta le pratiche di rispetto per l’ambiente «perché in futuro sarà un requisito imprescindibile». È ancora in fase di sperimentazione Stefano Banfi, dal 2013 alla guida de «La rocchetta di Mondondone» nell’Oltrepo pavese dove il biologico «è una questione di coscienza». Racconta di aver iniziato a far brucare le pecore in mezzo ai filari «per eliminare l’erba e concimare. Sono di una specie particolare, le nane d’Ouessant, così non arrivano ai grappoli». I suoi terreni sono tra i 378 ettari in via di conversione a Pavia, provincia regina del settore, mentre la spinta bio è più forte nel Bresciano. L’etichetta di «ecosostenibile» è sempre più ricercata dai consumatori. Così gli addetti ai lavori si adeguano alla tendenza. In questo scenario il compito della politica è «sostenere le imprese — per il governatore regionale uscente Roberto Maroni —, promuovere le eccellenze e difenderle dalle concorrenze sleali». Come? Prova a rispondere Osvaldo Failla, docente di Viticoltura all’università Statale di Milano: «Mettendo in evidenza le caratteristiche nella produzione locale». Un suggerimento concreto arriva dall’assessore all’Agricoltura Gianni Fava: mettere i vini lombardi nelle prime pagine dei menu al ristorante. Un piccolo trucco per stimolare il turismo sostenibile.