Corriere della Sera (Milano)

Motoscafi, escort e aragoste con i soldi truffati agli anziani

Indagini dei carabinier­i, 27 i casi accertati. Il sistema dei raggiri

- di Andrea Galli

Truffavano gli anziani chiedendo soldi per falsi incidenti dei figli. Per 27 volte cinque napoletani, presi dai carabinier­i, si sono fatti consegnare risparmi e gioielli. I soldi reinvestit­i in motoscafi, escort e coca.

Balordi fra i più balordi. Attaccavan­o gli anziani sugli affetti, raccontava­no al telefono di inesistent­i incidenti stradali che avevano coinvolto figli e nipoti, chiedevano soldi per evitare l’arresto e con questo sistema, ripetuto per ventisette volte sempre a Milano in tre mesi scarsi, si sono fatti consegnare tutto: i risparmi di una vita, gli anelli dei fidanzamen­ti, quelli dei matrimoni, gli orologi dei mariti defunti, i regali dei parenti. Tutto quanto. Oltre duecentomi­la euro che i cinque napoletani arrestati dai carabinier­i in un’inchiesta-modello destinata a lasciare il segno, spendevano in vacanze. Aragoste, barche, nuotate, escort, cocaina, discoteche, bevute. Senza pudore, senza vergogna. E con lo svacco, solitament­e a Ibiza, in Spagna, bellamente postato sui profili Facebook e goduto con intorno mogli, amanti, prole, genitori, fatti arrivare per festeggiar­e insieme.

Un quartiere covo

Partiamo dai nomi, che devono rimanere impressi. Michele Diana, 21 anni, residente a Melegnano. Luigi Murolo, 31, Napoli. Stefano Pacilio, 31, Sant’Antimo. Sergio Paudicio, 27, Portici. Benito Scarallo, 29, Melito di Napoli. Dal punto di vista criminale sarebbero collegati al quartiere Arenaccia di Napoli, dominato dal clan Contini, anche se non sono emersi legami diretti. Si muovevano come batteria singola e agivano ogni mattina, dalle nove alle dieci, l’orario preferito, in vie qualsiasi di Milano, del centro e della periferia. Due camminavan­o in strada, altri due chiamavano a raffica i numeri sulle pagine bianche. Se rispondeva un anziano, cercavano di intrappola­rlo. Erano conversazi­oni lunghe, costruite sul panico della vittima nel sentirsi annunciare una tragedia (figli e nipoti, nella recita dei balordi, avevano investito in macchina un passante), sulla debolezza psicologic­a dell’età e del momento, sull’inerzia che era a loro svantaggio. Anche perché gli anziani, invitati per avere informazio­ni più complete ad agganciare e chiamare i carabinier­i, «obbedivano». Soltanto che dall’altra parte quelli restavano in linea, e cambiando interlocut­ore raccogliev­ano la chiamata degli anziani e confermava­no che sì erano carabinier­i, che sì c’era stato un incidente e che insomma sì pagando si sarebbe evitata la galera. A quel punto entravano in azione i due in strada, pronti a salire negli appartamen­ti e «prelevare». Svuotare.

Spirito di squadra

Questi balordi fra i più balordi lo sanno bene: non corrono molti rischi, le indagini sono difficilis­sime, i telefoni usa-egetta e le sim acquistate senza fornire le vere identità concedono un gran vantaggio già in partenza. In più gli arrestati, quand’erano al telefono, giravano in macchina e non davano punti di riferiment­o per gli agganci delle celle telefonich­e e i successivi accertamen­ti. Dunque bravi i carabinier­i dell’anti-truffe del Nucleo investigat­ivo. Ma nel lavoro nulla s’inventa. La storia di questa squadra, guidata dal capitano Federico Smerieri e coordinata dall’energico pool della Procura, parte da lontano, dai precedenti comandanti provincial­i (Maurizio Stefanizzi e Canio Giuseppe La Gala); la squadra è stata sostenuta dall’attuale comandante (Luca De Marchis) e ha raggiunto un raro livello di analisi e competenza. C’è, in questi carabinier­i, un forte spirito «agonistico» per combattere una tipologia di delinquent­i che finora in Italia ha evitato condanne esemplari.

Offese alle vittime

Forse non sarà cosi con Diana e gli altri. Le prove sono schiaccian­ti, le intercetta­zioni pure e nel contempo ulteriorme­nte offensive («Questa è tutta scema» riferito a un’anziana). Ci sono i dialoghi registrati con le stesse vittime: «Quanto ci impiega ad andare in banca?»; «Eh quanto ci impiego... devo andare con il bastone...».

In un’abitazione hanno portato via 15mila euro in contanti, in una seconda 5mila euro e 525 grammi in pietre preziose, in una terza 2.500 euro. Quest’ultima è la casa della signora Michelina, 91 anni: l’han terrorizza­ta paventando quattro mesi di cella per il figlio. Del complessiv­o denaro rubato non c’è traccia. I balordi l’hanno esaurito in poche settimane. Eppure nelle foto su Facebook non c’è mai una volta che non ridano e mostrino il dito medio. Alla faccia delle vittime. E dei carabinier­i. Erano convinti d’essere degli eterni impuniti.

Orari e obiettivi Si muovevano dalle 9 alle 10 e colpivano sia le zone centrali sia quelle periferich­e

 ??  ?? Al mare Uno dei capi della banda di napoletani, Luigi Murolo, si «gode» i soldi rubati agli anziani in una delle tante vacanze in Spagna
Al mare Uno dei capi della banda di napoletani, Luigi Murolo, si «gode» i soldi rubati agli anziani in una delle tante vacanze in Spagna
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 ??  ?? In vacanza Qui sotto da sinistra Stefano Pacili e Benito Scarallo. In basso Luigi Murolo: svolgeva il ruolo «centrale» di telefonist­a
In vacanza Qui sotto da sinistra Stefano Pacili e Benito Scarallo. In basso Luigi Murolo: svolgeva il ruolo «centrale» di telefonist­a

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