La sorte buona e cattiva condivisa con Letizia In politica la spronava «Siamo combattenti»
C’era il primo giorno quando iniziò la sua avventura da sindaco. C’era negli ultimi giorni quando il distacco da Giuliano Pisapia diventò un baratro. Gian Marco Moratti ha sempre accompagnato Letizia nel suo viaggio che l’ha portata a diventare primo sindaco donna di Milano. Dalla vittoria alla sconfitta. Nella buona e nella cattiva sorte. Sempre un passo indietro, mai sotto i riflettori. Era il 28 maggio 2006, quando i due escono a braccetto dalla Galleria de Cristoforis e si avviano a piedi verso il seggio di via Spiga. Si vota per le elezioni del sindaco. Letizia Moratti entra nella sezione 73 accompagnata da Gian Marco, s’avvicina al tavolo della segretaria, apre la borsetta, rovista, i clic dei fotografi impazzano: «Fantastico... ho dimenticato la carta d’identità a casa. Sono cose che succedono alle donne». Il portafogli con il documento di riconoscimento è rimasto a casa. Gian Marco allarga le braccia. Letizia ride: «Ti prego, non fare nessun commento...». Pasquale, uomo di fiducia della Moratti, corre la maratona e nel giro di dieci minuti ritorna con il prezioso documento. È il primo passo verso la vittoria. Cinque anni dopo l’atmosfera è radicalmente cambiata. Le sezioni stanno concludendo lo scrutinio del primo turno. Giuliano Pisapia è in vantaggio di 7 punti rispetto alla Moratti. Nell’attico vicino a San Babila l’aria è cupa. Letizia non se la sente di presentarsi alla Fondazione Cariplo di via Romagnosi dove il Pdl ha riunito la sua base. Chiede consiglio a Gian Marco. «Noi siamo dei combattenti — le risponde il marito — e combatteremo fino all’ultimo giorno. Adesso c’è il ballottaggio. Andiamo». Non c’è stato giorno nei suoi cinque anni da sindaco che Letizia non si sia confrontata con Gian Marco. Non è mai stato un segreto. Così come non è stato un segreto che Gian Marco finanziò con 6 milioni di euro la campagna elettorale della moglie. A domanda precisa rispose: «È vero che in casa i conti li tengo io. Con Letizia ho passato 36 anni di felicità e spero, anzi sono certo, che lei potrà dare la stessa gioia anche a Milano». «Il mio è un grande amore. Ho conosciuto Gian Marco che avevo 18 anni e da allora ci sentiamo come la stessa persona — aveva detto Letizia —. Per me è quasi difficile parlare di lui come se fossimo due individui distinti. Noi discutiamo, non litighiamo. Normalmente la sera stiamo insieme a chiacchierare e Gian Marco dice: “Hai sbagliato in questo... prova a considerare quest’altro...”. Io faccio la stessa cosa con lui. È una specie di mutuo soccorso».
Lui è sempre stato parco di parole con la stampa. Salvo rare occasioni. Come alla vigilia del voto a Parigi per portare a casa Expo. Consigli a sua moglie? «Continuare a fare ciò che sta facendo». Consigli politici? «A casa Moratti sono le donne a fare politica. Una però (ride, ndr) la fa meglio».
Bonomi
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Sala
Oggi è un giorno triste: la metropoli perde un punto di riferimento solido