Joshua Bell funambolo dell’archetto tra Mozart, Strauss e Fauré
Il 9 dicembre ha varcato la soglia dei cinquanta, ma Joshua Bell non ha perso la freschezza, la curiosità e la voglia di sperimentare che aveva quando a quattro anni imbracciava per la prima volta il violino o a 14 quando faceva il suo debutto Muti e l’orchestra di Filadelfia. Il virtuoso di Bloomington, ospite del Quartetto in Conservatorio (ore 20.30, via
Conservatorio 12, € 5-35) con il pianista Sam Haywood ad accompagnarlo nelle Sonate di Mozart, Strauss e Fauré, è l’attuale protagonista della terza serie di «Mozart in the Jungle», fortunata serie trasmessa da Amazon prime e Netflix. Una delle esperienze che fecero più scalpore e che più gli diedero notorietà fuori dai confini musicali risale al 12 gennaio 2007: tre giorni dopo essersi esibito in una Symphony Hall di Boston completamente esaurita (i biglietti costavano 100 dollari) aveva portato il suo prezioso Stradivari in una stazione della metropolitana suonando i capolavori per violino solo tra cui la Ciaccona di Bach. 45 minuti di recital che avrebbero suscitato le ovazioni di qualsiasi platea ma che gli permisero di raccogliere nel classico cappello delle offerte una misera manciata di monete. Un fatto che riempì le colonne del «Washington Post» e che vinse i premi Pulitzer e Weingarten. Nel suo blasonato curriculum c’è di tutto, dai recital nelle sale più prestigiose magari davanti a leader mondiali fino a esibizioni in luoghi periferici per un pubblico di neofiti o disagiati. Ama sottolineare come il suo legame con l’Italia sia forte e non solo per questioni musicali come il debutto con Muti o l’avere uno Stradivari: italiana è la moglie da cui ha avuto tre figli, adora la Toscana dove ama trascorrere le estati e in generale le eccellenze nostrane, tra cui Ferrari e Maserati.