Salsone: «Nulla da nascondere Noi massoni contro la mafia»
Avvocato Antonio Salsone, oggi è il giorno della «fierezza» massonica. Il Grande Oriente di cui lei è presidente lombardo, apre le porte della sede di via Pirelli alla città. A tre giorni dal voto non è inopportuno?
«La decisione è arrivata a novembre prima dello scioglimento delle Camere. È un caso fortuito. Volevamo lanciare un segnale: il primo marzo 2017 c’è stato il sequestro degli elenchi degli iscritti alla massoneria. Un atto liberticida nei confronti del Goi e della libertà di associazione. Non abbiamo nulla da nascondere. Questa sede è pubblica, davanti al Pirellone. Fuori c’è scritto Goi».
Poca trasparenza, opacità, elenchi segreti. Queste le accuse che vi vengono mosse.
«Non siamo un’associazione segreta, non è nella nostra natura. C’è una parte riservata dedicata ai riti. Così come in qualsiasi altra associazione. Secondo lei è possibile partecipare a una riunione dell’Opus Dei? O della direzione di un partito? No». Perché non rendete pubblici gli elenchi?
«Perché sono soggetti alla tutela della privacy. La legge ci impone di conservarli e di custodirli. Se domani un pm mi chiedesse gli elenchi li darei subito». La procura li ha richiesti? «Mai, da quando sono presidente». Chi e quanti sono i vostri iscritti?
«In Lombardia 2000, a Milano 1000. Sfatiamo il mito della massoneria elitaria. Siamo uno spaccato della società. Molti professionisti, imprenditori, docenti, artigiani e soprattutto giovani». Politici? «No». Giornalisti? «Iscritti all’Albo sì».
La Commissione antimafia scrive che ci sono infiltrazioni mafiose nella massoneria.
«Mio padre, agente di custodia, venne ucciso davanti ai miei occhi dalla ’ndrangheta. È stato un servitore dello Stato, medaglia d’oro. Il carcere di Palmi porta il suo nome. Credo fermamente che la massoneria e i valori che incarna siano l’antidoto per combattere la mafia. Se pensassi il contrario me ne andrei subito».