Corriere della Sera (Milano)

Ritratto di signora Variazioni su Ibsen

Una «Casa di bambola» contempora­nea

- Livia Grossi

«Nora è il simbolo di tutte le donne di oggi che non ce la fanno e restano in gabbia piegate dalla loro paura». Valentina Sperlì è la protagonis­ta di «Casa di bambola», il capolavoro di Henrik Ibsen, un’aspra critica dei ruoli di marito e moglie nella società vittoriana che al suo debutto (1879), suscitò scandalo per l’estremo femminismo, un grande classico qui riletto dal regista Roberto Valerio. Una riscrittur­a che ribaltando lo «scandaloso» finale femminista in cui la donna abbandona il coniuge, mostra ora l’aspetto più fragile della realtà di tante donne. «In scena c’è la storia di Nora, una donna dalla doppia anima, da una parte è la mogliebamb­ina che negli anni, affinando le armi della bugia, si è adeguata alla maschera di fragile “fringuello” richiesta dal marito, dall’altra è la donna che si sente imprigiona­ta, ma nonostante questo non riesce a uscire dalla sua gabbia», dice Valentina Sperlì.

Nel testo di Ibsen, la liberazion­e arriva quando Torval, il marito, scopre il segreto di Nora, un prestito illecito contratto dalla donna per salvare la vita del suo sposo, un atto d’amore che l’uomo, in preda al panico per la sua reputazion­e, ripaga con tutto il disprezzo possibile, Nora diventa un fantoccio nelle sue mani. È qui che Ibsen ribalta la situazione, la donna capisce chi è Torval, prende coscienza della sua condizione di reclusa e non avendo altre speranze (svanisce anche il matrimonio con il suo aguzzino Krogstad ), decide di andarsene incontro al destino. Una consapevol­ezza che nella versione di Roberto Valerio non provoca la stessa reazione, «abbiamo deciso che fa più male vedere Nora restare lì, chiusa in quella casa al fianco di un uomo che la muove a suo piacimento come una marionetta», sottolinea l’attrice, «il suo personaggi­o ci ricorda quante sono le donne che per mille motivi, dai soldi alla responsabi­lità verso i figli, non ce la fanno, non hanno ancora trovato le armi per difendersi da sole». Un altro finale dunque per questo grande classico, una tragedia borghese qui denudata da ogni orpello ottocentes­co per mostrare il «nudo dramma» del nostro tempo e i suoi conflitti, sul palco a raccontarl­o due mondi in bilico tra sogno e realtà, da una parte una casa dalle pareti astratte, il suono del mare e dell’indipenden­za, dall’altra una casa reale, con tanto di scale e mattoni, quella in cui Nora soffoca e perde la sua battaglia in un mondo governato dagli uomini e dalle loro leggi.

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In gabbia Valentina Sperlì e Roberto Valerio (anche regista) in una scena

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