Condottiero Jovanotti Una festa-maratona (dal Forum ai social) per oltre 140 mila fan
Ieri l’ultimo concerto (con torta) ad Assago Una «festa-maratona» per 140 mila persone
Ultima data, ieri, per Jovanotti al Forum, nell’ambito del tour che ha previsto ben dodici concerti milanesi. In totale, ai «live» ad Assago hanno assistito oltre 140 mila persone, ovvero circa un milanese su dieci. «Queste serate, a trent’anni dal mio debutto a Milano — ha detto Jovanotti — saranno impossibili da dimenticare».
Jovanotti non è quel tipo di persona che si affeziona ai record. Però con 12 concerti sold out nella stessa casa (il Forum d’Assago), Lorenzo è entrato a suo modo nella storia della musica. Per fare due conti, 12 date da un paio d’ore abbondanti cadauna, significano 24 ore di musica. Praticamente un concerto che non finisce mai. Fedele, data dopo data, alla sua scaletta originale, che prevede 28 pezzi, con momenti nostalgici, altri dance, oltre che lo spazio privilegiato dedicato a «Oh Vita!», l’ultimo disco registrato oltreoceano con il dio dei produttori, il santone Rick Rubin.
Jovanotti ha caricato di fumetti la scenografia, travestendosi da eroe picaresco, un Don Chisciotte a bordo di una moto invece che di un cavallo. In uno show che sembra uno di quei disegni che prendono forma solo unendo tutti i puntini. Perché a tenere incollate le 12 date, c’è il flusso continuo che i fan hanno costruito sui social. «Ogni volta che inizio un tour nuovo mi domando quale sia il racconto da portare in scena, è una cosa che serve soprattutto a me, è un sottotesto che emerge durante le primissime visioni di quello che sarà e poi di solito si rafforza», scrisse Lorenzo in un post ampiamente profetico il 16 gennaio.
Se si vuole girare in termini di pubblico, l’impresa dei dodici Forum imballati di gente significa 12 mila persone a serata. Quindi oltre 140 mila persone (come un paio di San Siro pieni, altra unità di misura per la grande musica milanese): che significa anche che almeno un milanese su dieci è venuto a trovarlo al concerto. Da Milano parte ora, intanto, in direzione Rimini, il giro d’Italia. In agenda, 53 date. Con uno spirito particolarmente rock’n’roll, con una band che spinge e pompa (la sezione fiati è tra le cose più sorprendenti dello show). Con quell’approccio sempre generoso, per cui uno spettacolo non è tale se non si divertono tutti. Da quelli schiacciati nella risacca sotto il palco a quelli più in alto a fare da contorno estremo nelle file più alte del palazzetto. «Un concerto ti deve cambiare la vita, sennò è solo intrattenimento, un prodotto di consumo. Un concerto deve essere un’esperienza» ripete sempre Jova.
Ecco allora la scenografia pensata come un grande salone delle feste, un po’ carnevale di Rio, un po’ party di quelli in cui tutti cantano e ballano, compresi quelli più legnosi e timidi. E come a tutte le feste si presentano gli amici. Che Jovanotti ha immortalato in una serie di selfie in camerino appena sceso dal palco: Eros Ramazzotti, Ghali, Caparezza, Stefano Accorsi, Marco Mengoni, Max Pezzali, Bebe Vio, Vasco Brondi, Francesca Michielin, eccetera eccetera, formano una carrellata di abbracci sulla sua pagina Instagram. A vederli tutti lì incollati in un sorriso a un Jovanotti sudato e spremuto come solo due ore così sul palco ti sanno conciare, viene da chiedersi cosa unisce icone della musica leggera anni Novanta a rapper di ultima generazione. Cantautori hipster o dj.
È sempre quel filo colorato che unisce i puntini di un disegno completo a livello emozionale. «Se verrete nei palasport sarete parte di una festa che abbiamo allestito, una bella macchina scenica, produttivamente un delirio, ma un delirio fighissimo» aveva promesso Jovanotti appena prima di accendere la miccia lo scorso 12 febbraio con la data inaugurale del tour. Rieccolo a missione compiuta: «I dodici giorni dopo trent’anni dal mio primo concerto proprio qui a Milano saranno impossibili da dimenticare. La mia gente è pazzesca. Mi fa piacere quando i colleghi vengono a trovarmi al concerto, mi sento da sempre parte di una comunità di pazzi per la musica. Se il pubblico se ne va dal palasport con un seme di vitalità piantato nel cuore io ho raggiunto il mio scopo». Obiettivo centrato. A Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, professione cantante, nato a Roma, cresciuto tra Cortona e New York, ora la residenza a Milano dovranno darla d’ufficio.