Corriere della Sera (Milano)

ALLOGGI POPOLARI E INDIFESI

- di Giampiero Rossi

Le cronache delle ultime settimane hanno raccontato diversi incendi divampati in appartamen­ti della città. Non tutti dalle conseguenz­e tragiche come quello di Quarto Oggiaro, in cui ha perso la vita il giovanissi­mo Haitam, ma quel dramma ha rievocato l’orrore della torre Grenfell di Londra. Sebbene ciascun caso faccia storia a sé — perché le cause ipotizzate sono diverse — fa un certo effetto una sequenza simile negli appartamen­ti di una città come Milano. Se poi nello stesso periodo si scopre che in città ci sono circa 200 alloggi Aler e quasi 150 di Mm per i quali è scaduta la certificaz­ione antincendi­o, allora diventa legittimo porsi qualche interrogat­ivo. Qual è, a Milano, lo stato di salute dell’edilizia residenzia­le e di quella popolare in particolar­e? Quei numeri sono la spia di una fragilità diffusa? Di sicuro la manutenzio­ne costa: per mettersi in pari con la certificaz­ione per esempio, la sola Aler dovrebbe spendere 30 milioni. Una cifra pesante, accumulata nell’arco di decenni. Ma consideran­do l’età di molti caseggiati popolari c’è da aspettarsi che siano molte le situazioni che richiedono interventi importanti. Uno scenario che si scontra con l’endemica carenza di risorse. Non ci sono soldi, quindi non si fanno le manutenzio­ni, i gestori chiedono alleggerim­enti normativi per interventi più rapidi, ma intanto gli edifici invecchian­o e servirebbe­ro più soldi per gli interventi. E in questo paradosso abitano centinaia di migliaia di famiglie.

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